Nord e Sud - anno XX - n. 158 - febbraio 1973

Alberto Breccia Fratadocchi Alcune esemplificazioni possono dare un'idea della crisi denunciata a livello di produzione primaria e secondaria della chimica. Nella produzione della chimica di base, la petrolchimica, dalla prima fase di raffinazione del grezzo alla lavorazione dei residui del petrolio, si è sviluppata primariamente nei paesi più industrializzati. Ma questo ha comportato e comporta il trasporto del grezzo su grandi petroliere, negli oleodotti, con i relativi problemi di inquinamento diretto ed indiretto dei mari, e l'eliminazione dei rifiuti. Questo fatto, connesso a problemi di economicità, favorirà la tendenza a lavorare il grezzo sui luoghi di produzione, sconvolgendo e mettendo in crisi le attuali industrie petrolchimiche (vedi ENI, ad esempio) ed i fornitori dei prodotti di base delle industrie chimiche. Prevedendo una crisi del genere per gli anni « 80 », sarebbe opportuno preoccuparsi sin da ora della ricerca tecnologica, al fine di promuovere nuovi processi e nuovi impianti. Nella parachimica, ad esempio, i fitofarmaci tradizionali, a cominciare dal DDT, sono stati in gran parte dichiarati nocivi, così come vari cosmetici, detersivi e prodotti polimerici non degradabili. Per la chimica secondaria, nella quale l'Italia ha una tradizione ormai remota nel tempo, la strategia di sviluppo e la scelta degli obiettivi sono relativamente semplici per l'industria nazionale; ma sono più complessi il reperimento dei mezzi per lo sviluppo e l'organizzazione della ricerca e della produzione. La chimica secondaria ha una posizione particolare ed arretrata in Italia nei settori dei fitofarmaci, dei fertilizzanti, dei coloranti, dei cosmetici, dei detersivi, dei farmaci, delle fibre e dei prodotti polimerici, etc. Ad esclusione degli ultimi due prodotti, infatti, tutti gli altri vengono importati, o prodotti su licenza straniera, spesso per oltre il 90% (con punte del 100% per i prodotti foto-sensibili) e per centinaia di miliardi di fatturato. Nel contempo, però, i prodotti tradizionali della chimica secondaria, come prima si accennava, sono sotto accusa per il loro potere inquinante o di modifica nociva dell'ecosistema. Si vedano gli antiparassitari a base di cloro, arsenico, stagno e metalli pesanti in genere; i detersivi non degradabili ed anche alcuni dei biodegradabili, che danno prodotti ossigenati tossici; i coloranti cangerogeni o i farmaci che danno malformazioni genetiche; le materie plastiche non degradabili ed anche quelle fotodegradabili con i loro residui ancora inquinanti e non isolabili, e così via . .In sintesi, si può dire che tutta la chimica secondaria di tipo tra- . dizionale è avviata ad una crisi nei prossimi anni ed a cercare quindi una nuova filosofia di sviluppo. Questo dato colloca indubbiamente l'Italia in una posizione di mi62

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==