Pasquale Curatola mediatezza colpisce anche il profano di cose giuridiche è la struttura triangolare che esso assume, corrispondente alla triade dialettica nel quale si sostanzia: tesi, antitesi, sintesi, sono rappresentate, rispettivamente, dalla pretesa punitiva che si intende far valere nei confronti di chi è indicato come autore di un fatto previsto dalla legge come reato, dalla eccezione difensiva ckca l'esistenza, l'esatta rappresentazione del fatto, la sussunzione di esso in una fattispecie astratta, l'attribuibilità a chi è indicato come autore, e dalla decisione intorno alla materia oggetto della contesa. Emergono così i tre uffici: dell'accusa, della difesa, del giudice. Allorché le funzioni di chi accusa e di chi giudica si accentrano nella stessa persona - la storia conosce momenti nei quali anche l'ufficio defensionale era demandato al giudice accusatore (giudizi celebrati ex abrupto et sine strepitu advocatorum) - il processo, dominato anche dalle caratteristiche della segretezza e graficità, è di tipo inquisitorio; accusatorio si presenta, invece, quando i tre uffici sono distinti, separati, non fungibili, e quando note dominanti sono la pubblicisticità e l'oralità. Per quella correlazione costante fra processo e civiltà, che già Mario Pagano poneva in luce in una delle sue pagine più suggestive, le epoche di civiltà democratica vedono fiorire il processo accusatorio, quelle oscurantistiche, tiranniche, feroci, segnano il trionfo dell'inquisizione: il rito accusatorio si accompagna al massimo splendore democratico di Roma repubblicana, accusatorio è il processo nella Repubblica romana di Mazzini; l'inquisizione coincide coi periodi di Ferdinando il Cattolico, dei Borboni, di Carlo Alberto! Il cardine dei due riti, può fissarsi nella diversa posizione che assume l'organo dell'accu~a rispetto a quelle in cui si muovono gli uffici della difesa e del giudice. Il processo italiani viene indicato con1e processo di tipo misto. Esso trova paladini autorevoli che scorgono in esso i segni di una saggia ed equilibrata scelta eclettica; v'è da dubitarne, evocando il ricordo della genesi, dello svolgimento, del corrompimento del sistema misto, cui è dato assistere ormai da parecchi decenni. L'Assemblea costituente del 1971, al bivio di una grande scelta fra i due sistemi processuali, l'accusatorio e l'inquisitorio, non seppe far di meglio che eluderla; ma, ricorda Achille Battaglia, citando Burke, in quella assise sedevano in maggioranza umili legulei formanti in stretta corporazione della gente di giustizia. E per vero il rito misto, lungi dal rappresentare il trionfo di una concezione eclettica, ha decretato, per un verso, l'adozione pura del sistema inquisitorio, per l'altro, semplici temperamenti che non riescono ad alternarne la fisionomia: nel processo italiano la fase istruttoria riproduce tutti i caratteri del rito inquisitorio, segretezza, graficità, e, soprattutto, accentramento, nell'organo proceden96
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