Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Giornale a più voci scrivere per tentare di riconoscerlo nella sua vera realtà e per tentare di apportare maggiori contributi per la sua risoluzione. Tra quanto più di recente è stato scritto, ci sen1bra interessante segnalare una recente pubblicazione curata dal Dipartimento Statistico matematico della Università di Firenze e dal Comitato Italiano per lo studio dei problemi della popolazione, dal titolo The demographic and Social Pattern of Emigration from the Southern European Countries contenente sei saggi sulle tendenze e prospettive demografiche, economiche e sociali delle migrazioni intraeuropee dell'ultimo decennio. Si tratta di una serie di saggi che in quanto svolti da persone altamente qualificate e specializzate in diversi settori riescono a darci una visione chiara e precisa dei singoli argomenti trattati, tutti di grande interesse (dalle « zone di e111igrazione » al « problema delle rimesse»; dai « problemi relativi alla scarsezza o sovrabbondanza di lavoro nei paesi europei » alla « emigrazione relativa alla Germania ed al Regno Unito » ecc ...). Vediamo, comunque, quali sono le rilevazioni e le indicazioni principali che si possono trarre da questa pubblicazione. Dal 1960 al 1969 (che è il periodo preso in esame in quasi tutti i saggi) il ricorso alla emigrazione è sempre stato crescente con la sola eccezione dell'Italia, ed una media di circa 500.000 persone ha lasciato annualmente le proprie regioni di origine per recarsi all'estero (si parla qui sempre dei paesi europei ed in particolare di quelli del bacino mediterraneo, cui l'indagine si riferisce). È quindi, questo, un fenomeno ancora grave che continua a manifestarsi in una forma così massiccia da poter essere definito, senza tema di smentite, una delle principali « questioni sociali del nostro tempo». Tra l'altro, cosa che è messa abbastanza bene in luce nelle pagine del volume, si stanno notando, con il passare del tempo, variazioni fondamentali in quelJa che era ed è tuttora la « causa » principale della emigrazione stessa. Nel senso che - posto come dato di fatto inconfutabile che la causa prima del fenomeno è di natura essenzialmente economica - se nel passato la motivazione prevalente delle emigrazioni era rappresentata dalla fuga rispetto a condizioni di vita misere o comunque inaccettabili, adesso invece una delle motivazioni prevalenti sembra essere rappresentata dal desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita. Nel caso di queste migrazioni, il soggetto si trova spesso in una situazione alquanto difficile, che spera comunque di risolvere al più presto in modo soddisfacente per lui; si tratta quasi sempre di una chiara rivolta contro una situazione statica che localmente, il più delle volte, non presenta possibilità di avvenire. L'emigrante, coscientemente, effettua una scelta. Egli accetta una situazione immediata di grande disagio, di fatica e spesso di dolore, in vista di un lavoro che può, con il tempo, modificare radicalmente la vita, per sé e per la famiglia. L'emigrazione quindi viene a rappresentare l'unico mezzo, l'unica alternativa di sostentamento della famiglia, che però nonostante tutto, continua a vivere in condizioni di estrema arretratezza, malgrado l'invio delle « rimesse» da parte degli emigranti. Ed è quello delle 83

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