Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Ermanno Corsi - 1vf.arioPagano realizzati con fredda determinazione. Non sono più la manifestazione esteriore di un « regolamento di conti» tra moderati ed oltranzisti. Gli atti terroristici, l'uso delle bombe, comportano responsabilità molto più ampie che ricadono su tutta l'area coperta dal MSI e su tutti coloro che, in qualche modo, si avvantaggiano della presenza di questo partito. Sarebbe un errore ritenere che esista un confine preciso tra « fascismo azzurro» di stampo laurino e « fascismo nero» di marca tradizionale. La violenza è una malattia interna della Destra nazionale ed è un elemento irrinunciabile della strategia neofascista qualunque sia l'obiettivo politico cui mira: conquista del potere o semplice condizionamento di n1aggioranze governative. ERMANNO CORSI L'idea della « deformazione » « Città stratificata, piena di barriere invisibili sotto la sua ingannevole estroversione di città musicale e marinara, ma dalla mentalità profondamente conservatrice, rigida nei suoi invalicabili cerchi di appartenenza e di costume, in cui ristagna l'apparente dinamico vitalismo di Napoli»: questa Napoli, che sembrerebbe non altrimenti materializzantesi che nei nomi di certe strade e piazze è lo sfondo - ineliminabile a pena di fraintendere il romanzo - de La deformazione di Gabriele Catalano (Giannini ed., Napoli, 1972). Una non fungibilità dell'ambiente che, per la sua « silenziosità», ci ha ricordato quella, analoga, del Compagnone de Le notti di Glasgow; anche se va detto subito che manca, nel libro del Catalano, ogni concessione alla napoletanità, sul piano del linguaggio (nella stessa prima parte, più ricca di personaggi di estrazione popolare), come su quello del costume. Ché, anzi, quasi a far da antidoto al paventabile pericolo di cedimenti del genere, il microcosmo del protagonista, Giacomo, è quanto di più lontano possa immaginarsi dai ritratti cui ci avevano assuefatti un Prisco o un Rea: la famiglia di un pastore della chiesa protestante, addirittura. Sbaglierebbe, tuttavia, chi pensasse che l'autore abbia tratto questa connotazione, così peculiare, fino alle conseguenze estreme, perché, pur senza essere un dato gratuito nell'economia generale della costruzione fantastica, la fede del giovane Giacomo non è molto dissimile da quella dei suoi colleghi cattolici - qualcosa, cioè, che rimane estraneo all'intimo ---, tranne che per la condizione di figlio d'un ministro del culto (fra i compagni, solo Guglielmo~ l'amico-nemico, gli suscita l'impressione di essere stato « allevato tra l'odore dell~ sacrestie e le recite degli oratorii »). In fondo, ciò che rimane in lui, dissoltosi il residuo delle credenze religiose, è la consapevolezza di una diffidenza, negli altri indotta dalla sua « diversità», e che ormai egli avverte appena, con il distacco di chi, dell'eretico, ha perso, se mai un giorno l'ha posseduta -, quella che si chiama la « caparbietà difensiva». 80

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