Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Ermanno Corsi nella struttura economica della città per promuovere e rappresentare consistenti interessi. Della loro presenza politica, economica e imprenditoriale, del loro modo di intendere lo sviluppo (turismo invece che industrie, speculazione edilizia anziché attività terziarie e servizi di alto livello, indebita1nento del Comune invece di gestione responsabile delle finanze) la città paga ancora le conseguenze. Dopo lo scioglimento del Consiglio comunale del 1958, comincia l'arretramento, lento ma costante, della destra che si raccoglie intorno alle insegne del PDIUM e del M.SI. Alle politiche del 1968, a Napoli-città il MSI prende 66.864 voti (10,2%); il PDIU!vl 59.747 voti (9,2). Alle politiche del 1972 i due partiti si presentano uniti, in una situazione politica generale molto diversa. Lo rottura tra i partiti di centrosinistra a livello governativo, il deterioramento dell'economia nazionale, l'aumentato distacco tra nord e sud, lo stato di allarme e di tensione in cui vive il « ceto medio» italiano e l'impegno solo parzialmente mantenuto per le riforme di struttura, provocano un vuoto di direzione politica che a Napoli ha i contraccolpi più gravi. Il MSI-Destra nazionale (in cui sono confluiti Achille Lauro e i suoi luogotenenti) si avvale maggiormente della rancorosa reazione dell'elettorato napoletano e gonfia la sua consistenza: 178.682 voti (26,75 ). È il terzo partito della città, tallona di poche migliaia di voti il PCI. Si sente vicino al potere. Le varie anirr1e della coalizione n1onarco-missina entrano però presto in conflitto. I laurini sono considerati la componente più « moderata». Gestiscono interessi fortemente integrati nella città e nella sua economia. Un'ala di questa componente (9 consiglieri comunali, un consigliere regionale e uno provinciale) si stacca proclamandosi « indipendente da qualsiasi gruppo politico». È la ribellione ad una coesistenza impossibile. Anche l'anima neofascista della « Destra nazionale» ha forti sussulti. Si scontrano, al suo interno, falchi e « colombe», il fascismo in doppiopetto di Almirante e la linea dura, dello scontro frontale, di Caradonna che finanzia alcuni circoli della provincia. Il boom alle politiche di maggio ha dato ai neofascisti la sensazione di essere vicini al potere. Le an1ministrative di novembre hanno dato la sensazione nettamente opposta. Ridimensionano largamente le loro ambizioni. Nei più grossi Comuni della provincia napoletana, l'elettorato che avev'l espresso un voto di rancorosa protesta a maggio, viene riconquistato dai partiti dell'arco costituzionale e democratico. Quando i comportamenti elettorali sono caratterizzati dalla riflessione, per il MSI non c'è posto. A Castellammare scende dai 4500 voti delle politiche di maggio, a 2633. A Portici da 8400 a 5550. .I neofascisti della linea dura mettono sotto accusa i teorici del « per be-: nismo ». Reagiscono in maniera esasperata e rabbiosa al loro crescente isolamento, al senso di frustrazione che li pervade. Avvertono uno sfaldamento al loro interno, mentre la componente monarchica o si tiene in disparte o, in certi casi, si contrappone al MSI. 78

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