Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Giornale a più voci chiatori si trasformano in terroristi. Compaiono le bombe. L'attentato al Mattino è senza dubbio il più grave non soltanto perché « si inserisce nel clima di violenza e di precarietà civile che il neo-squadrismo fascista ha costruito in appoggio ai proclami di Almirante su Napoli ' capitale morale' del neo-fascismo», ma perché - come hanno rilevato «l'Avanti!» e « La Voce repubblicana», ci riporta all'oscurantismo degli anni tra il '20 e il '22 allorché l'assalto squadrista travolse, oltre alle sedi dei Sindacati, dei partiti e delle Amministrazioni locali, quelle dei quotidiani e dei periodici. « Non ci fermeranno », ha scritto, dopo l'attentato, il Direttore de « Il Mattino» Giacomo Ghirardo, ribadendo l'impegno del giornale a proseguire la « battaglia contro le violenze e le azioni terroristiche con le quali si tenta di soffocare la libertà di stampa per porre le premesse di un nuovo corso politico liberticida». Franco Grassi, a sua volta, ha cercato di spiegare la ragione degli attacchi (tre in pochi mesi). « Ci attaccano con le bombe, - ha scritto - perché rappresentiamo la città, siamo il simbolo di un sistema pluralistico che è poi il vero obiettivo degli anarchici, neri o rossi che siano ». « Chi non condanna con durezza i terroristi - ha ammonito Grassi - chi, potendolo, non li isola, si fa implicitamente loro complice. Ci pensino bene specialmente quelli (e ce ne sono) che governano interessi fortemente integrati in questa società. Il loro rischio è grande: potrebbero essere essi stessi trascinati in un'avventura senza speranza e ricacciati ai margini della comunità civile. Perché la spaccatura, alla quale si mira, fatalmente finirà per prodursi tra l'intero corpo sociale ed una sparuta minoranza di disperati». È apparsa subito chiara, nel disegno di chi preordina gli attentati, l'intenzione di fare di Napoli una seconda Reggio Calabria, e di contrapporre a Milano, come centro più esposto della violenza al nord, Napoli come punto più caldo della reviviscenza squadristica al sud. Napoli è la porta di ingresso al Mezzogiorno. « In questo momento - ha rilevato su ' La Stampa' Carlo Casalegno - parecchie regioni del Sud sono, per vari motivi, il terreno più aperto al terrorismo e alla violenza dell'estrema destra: complicità convinte o furbesche, giochi di potere, tolleranze suggerite dalla debolezza o dalla nostalgia, sfiducia nello Stato e inerzia delle strutture pubbbliche impediscono che venga isolata, e colpita come la legge impone ». Napoli è il capoluogo di una grande disgregazione sociale. « Le sue tensioni - ha scritto Alfonso Medeo sul 'Corriere della sera' - riassumono le tensioni del Sud ammalato e depresso, la sua condizione descrive la condizione del Sud arrabbiato e frustrato, la sua protesta esalta la protesta del Sud irrazionale ». In un comizio di qualche tempo fa, a Parco Castello, il segretario del MSI, Almirante, ha definito Napoli « capitale morale della destra nazionale». In effetti, a Napoli, la presenza della destra politica, identificabile direttamenté o indirettamente nel MSI, è stata sempre rilevante. Dagli anni Cinquanta in poi i missini hanno governato la città insieme a Lauro. Per lunghi periodi sono stati i protagonisti. Hanno avuto via libera sulla città anche perché, a Roma, riuscivano a condizionare i Governi di centro e di centro-destra. Naturalmente, a Napoli, sfruttavano queste occasioni per integrarsi sempre più 77

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