Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Italo Talia nonché il contesto degli interventi da porre in essere nel quadro del « progetto pilota » per l'area metropolitana di Napoli. Per quanto riguarda, infine, il secondo nodo di cui si diceva, non si possono ignorare la genesi storica e le circostanze geografiche che hanno determinato l'addensatnento di popolazione lungo la fascia costiera napoletana e la presenza di una industrializzazione di base, inquinante e e per certi aspetti alternativa, rispetto all'utilizzazione turistica della costa. Quella napoletana, come più volte è stato detto, è una congestione da sottosviluppo, o se si preferisce, è una concentrazione di miseria. Un'agricoltura altamente intensiva più che l'industria e l'indus'trializzazione, in altri termini un'economia di servizi poveri più che un settore terziazio avanzato hanno determinato l'accentratnento della popolazione lungo la fascia costiera, circostanza questa che qualifica in modo peculiare l'area metropolitana di Napoli rispetto, ad ese111pio, a quella di Torino o quella di Milano. E che di ciò si incominci oramai a prendere coscienza è testimoniato dal fatto che la « Commissione per la tutela dell'ambiente », istituita pressa la « Azienda autonoma di cura e turismo» di Napoli, scrive nel suo primo rapporto che, a Napoli, « si corre facilmente il rischio di essere accusati di irresponsabilità nel momento in cui si vanno a trattare i probletni della difesa dell'ambiente n1entre incombono quelli della sopravvivenza economica»; e che quindi « non si tratta di proporre smantellan1enti o trasferin1enti in massa di interi gruppi di aziende, 111adi mettere in atto una serie di misure rivolte a difendere l'ambiente e, nel giro di un tempo adeguato, a migliorarne stabilmente la condizione ». Di qui un duplice discorso ed una duplice esigenza a seconda che si tratti dei grandi impianti di base o delle piccole e medie imprese. Per i prùni non vi è dubbio che oramai i tempi sono più che maturi per affrontare il problema - e su questo punto si misurerà ancora una volta la capacità della classe politica locale di affrontare i problemi che l'industrializzazione pone - essendosi già sperimentato in economie più avanzate ed evolute della nostra che « non esiste di fatto - se si guarda agli interessi di più lungo periodo - incompatibilità reale tra ottin10 ecologico ed economicità delle localizzazioni ». Per le seconde, bisogna distinguere a seconda che si tratti di aziende legate all'ultinia ùnprenditorialità indigena rimasta (dal momento che quella più antica dell'industria conserviera e dell'arte bianca va ·scomparendo), e cioè se si tratti dei settori delle pelli e del cuoio-, delle scarpe e dell'abbiglian1.ento, o se invece si tratti di industrie nuove e pulite, legate all'imprenditorialità pubblica, e connesse con la ricerca scientifica, con la nuova meccanica e con la chimica secondaria. 62

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