Cronache meridionaliste aspetti sono tra di loro legati ed il primo presuppone il secondo e viceversa e tutti e due presentano il vincolo imprescindibile che si verifichi quella ripresa di cui si diceva. Affermare, infatti, come si affern1.a che di fronte al pericolo di un'ulteriore congestione dell'intera fascia costiera napoletana si rileva l'esigenza di apprestare strutture territoriali e produttive che riconducano la fascia costiera alla « dignità » di area 1netropolitana, con funzioni di stimolo per lo sviluppo delle zone più interne, è cosa giusta e corretta. Ma ciò che ci sembra ancor più giusto e corretto, nell'attuale congiuntura, e che comunque non ci sembra più rinviabile, è l'individuazione concreta degli interventi e delle azioni programmatiche che facciano di tali finalità generiche degli obiettivi concreti e possibili. In altre parole, si tratta ora di dare un senso concreto all'espressione « dignità di area metropolitana », di individuare gli interlocutori e le strade, i tempi ed i mezzi, per una ripresa economica finalizzata a tale obiettivi, altrimenti frasi simili sono destinate a restare espressioni vuote di significato. È a questo livello che va inserito il discorso sul « progetto speciale » di riequilibrio della Campania interna e sul « progetto pilota» per l'area metropolitana di Napoli. Non si tratta, né deve trattarsi, di due progetti alternativi, ma finalizzati ambedue, contestualmente, all'obiettivo dello sviluppo dell'intera regione. Bisogna prendere atto del fatto che l'ulteriore sviluppo sia della fascia costiera come delle zone interne non può essere legato ad una redistribuzione di miseria all'interno della regione ma deve essere legato ad una redistribuzione di ricchezza a livello nazionale, nel quadro più generale della ripresa dell'economia italiana. Abbiamo più volte accennato, in precedenza, che vi sono forti dubbi, infatti, sulla circostanza che « l'apparato industriale della fascia costiera abbia già raggiunto le dimensioni e le caratteristiche qualitative di un 'polo' pienamente operante. Esso sembra al contrario aver bisogno di ancora consistenti integrazioni. Occorre dunque predisporre tutti quegli elementi conoscitivi (e gli strumenti concettuali non mancano, ma dove sono le strutture tecnico-istituzionali per adoperarli?) che consentano, sulla linea di una selezione settoriale e tipologica, di stabilire quali industrie possono essere indirizzate verso le zone interne della regione senza ledere le esigenze di sviluppo dell'apparato produttivo dei territori costieri. È evidente che solo sulla base di elementi di questa natura sarà possibile definire - sia pure con le ragionevoli approssimazioni del caso - la entità, la dislocazione, la natura delle aree industriali da attrezzare ed il tipo di infrastrutture e di servizi da realizzare nelle zone interne » 6 , 6 Alfredo Testi: Il riassetto della Campania, in « Nord e Sud», Febbraio 1970. 61
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