Italo Talia tellamenti), ma anche al sorgere di nuove iniziative. E queste hanno favorito l'espansione delle attività industriali in località precedentemente dedite in via esclusiva, o quasi, ad attività agricole ed artigiane. Le nuove iniziative, anziché addensarsi in alcune località tipiche e tradizionali, si sono andate spargendo, cioè, in numerosi altri comuni della provincia, anche fra quelli che, prÌ1na, mai erano stati cons'iderati sotto il profilo delle possibilità industriali. Sono infatti oggetto delle nuove iniziative non già soltanto il capoluogo ed i soliti comuni di Torre Annunziata, Castellan1mare, Pozzuoli, ma altresì Casalnuovo e Casoria, Arzano e Pomigliano, Bacoli e Portici, Giugliano e Pompei. E poiché le ragioni che hanno deternzinato questa tendenza ad un decentramento delle localizzazioni industriali non erano dovute soltanto alla maggiore economicità dei suoli e della manodopera generica, reperibili più faciln1ente là dove il mercato delle aree fabbricabili non è soggetto alla pressione dell'espansione e della congestione edilizia, ma anche e forse soprattutto all'intensificarsi della rete stradale, degli acquedotti, degli elettrodotti e dei mezzi di comunicazione e di trasporto ( tutti fattori questi che mantengono le industrie in un certo senso sempre vicine alla città, a quei molteplici legami che vincolano la vita industriale alle svariate forme di servizi che dovrebbero essere forniti dalla grande città), si può comprendere non solo l'ottimismo circa la durata del fenomeno, ma anche come a tale fenomeno si dovesse legare il diverso volto di Napoli. Napoli, cioè, attraverso tale « terapia dell'industrializzazione »., avrebbe dovuto assumere sempre più la funzione di una metropoli regionale centro di servizi qualificati, in un contesto metropolitano e regionale in cui l'industria e non l'agricoltura avrebbe dovuio essere il settore portante. Di qui il discorso sulla funzione dei centri della ricerca scientifica; di qui la necessità di legare in modo nuovo la funzione turistica della costa che va da Capo Miseno a Capo della Carapanella all'industria e all'industrializzazione; di qui, infine, il diverso ruolo di Napoli grande centro promotore dell'industrializzazione di tutto il territorio regionale. La squallida vicenda dell'« area della ricerca» ha dimostrato ancora una volta il ritardo culturale ed il provincialismo di una classe dirigente incapace di uscire, a Napoli, da vecchi schemi di gestione del potere. Ma torniamo alle cifre di cui si diceva e che testin1oniano di questo allargamento della base territoriale dell'industria napoletana. Negli anni tra il 1962 ed il 1968 considerando soltanto gli investì,nenti in nuovi impianti abbiamo la seguente classifica tra i comuni dell'area metropolitana. È sempre in testa il comune di Napoli con 35,4 miliardi di lire; ma già incalzano da vicino Pomigliano d'Arco e Casoria nei settori meccanico e chimico con un in11estimento complessivo tra i nove ed i dieci 58
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