Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Editoriale statali alle finanziarie dell'/RI! Avremmo evitato la proliferazione degli enti di gestione, la confusione dei settori nei quali essi sono autorizzati oggi ad operare, la contaminazione della tradizione di Beneduce e Menichella che dall' IRI era stata continuata e che· anche nell' IRI rischia prima o poi di essere insidiata! E comunque sia, il problema della « gestione economica» delle aziende a partecipazione statale è davanti a noi e presuppone anche un problema di riordinamento delle partecipazioni statali e un problema di contenimento, di selezione rigorosa, degli interventi di salvataggio cui gli enti di gestione sono continuamente sollecitati da pressioni sindacali e locali, moltiplicate da una crisi industriale che incrudelisce. Se dunque ci dobbiamo preoccupare per la scomparsa del risparmio pubblico e per la competitività delle aziende a partecipazione statale, e quindi per la originalità del nostro sistema di economia mista, possiamo ricordare senza jattanza quante volte negli editoriali di « Nord e Sud», in questi ultimi anni, abbiamo denunciato l'illusione che il paese possa continuare a vivere al di sopra delle sue possibilità; quante volte abbiamo constatato che si consumano quote crescenti di un reddito ancora da produrre; quante volte abbiamo deplorato coloro che hanno preferito la parte del medico pietoso; quante volte abbiamo ammonito a non ipotecare, attraverso il crescente indebitamento, entrate future, o sperate: denuncie, constatazioni, deplorazioni, ammonimenti che ora trovano risonanza nella relazione dell' on. Bassi al bilancio dello Stato per il 1972, una relazione nella quale si legge, tra le altre, l'affermazione che, senza ammortamenti e senza profitti da destinare a nuovi investimenti, « non è possibile spezzare la spirale evolutiva in cui rischia di avvitarsi vieppiù la nostra economia ». Ci saremmo quindi aspettati dal Ministro del Tesoro, a conclusione del dibattito sul bilancio dello Stato, un discorso severo e preoccupato; tanto più che in altre, recenti occasioni lo stesso on. Malagodi aveva detto che la situazione è « grave, anche se non disperata ». Abbiamo avuto invece un discorso che ci è sernbrato più inclinato verso lo sforzo di riconoscere nella situazione economica sintomi di ripresa di quanto non lo fosse, come la relazione dell'on. Bassi, verso l'esigenza di far valere l'ammonimento a non commettere altre imprudenze dopo le tante che « l' I talia malata » ( si veda il recente libro dell'on. Preti) ha già commesso. Ma la verità è che la situazione economica - mentre incrudelisce, appunto, la crisi industriale - più che presentare sintomi di ripresa, presenta ulteriori sintomi di aggravamento e induce a ritenere che, se si commettessero altre imprudenze, potrebbe diventare anche disperata: questo è quanto si ricava da testimonianze e documenti, dai rapporti della Medio4

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