Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Italo Talia fatti. in un recente libro Carlo Carozzi e Alberto Mioni che « la prima di queste 'cattedrali del deserto ' può essere considerata il centro siderurgico di Bagnoli, creato dall'ILV A nel 1906 per: fruire delle facilitazioni della legge speciale per Napoli. Questo nucleo importante di industria di base non indusse alcun effetto sulla formazione di nuove attività collaterali, stabilendo scarsi collegamenti solo con i cantieri navali locali (Armstrong a Pozzuoli; cantieri di Castellam1nare) o con le esistenti Officine Meccaniche (Hawtorn-Guppi, SOFIA). I tecnici ed i quadri operativi erano tedeschi, i capitali per la massin1a parte milanesi e genovesi, la mano d'opera specializzata era settentrionale; in questa s'ituazione, i soli rapporti con la comunità locale erano di conflitti o di antagonismi più o meno celati, sia a livello di potere politico che a livello di integrazione sociale. Bagnoli, di fatto, non era che una dira,nazione periferica di una struttura che trovava nel Nord la sua vera ragione d'essere, e che si limitava a profittare delle circostanze favorevoli che la legge speciale e le condizioni di sottosviluppo determinavano localmente» 2 • Dall'Jtalsider di Bagnoli all'Alfa Sud di Pomigliano, a sessanta anni di distanza, il discorso che fa certa sinistra è identico. Discorso che oggettivamente finisce per dare una mano sia alla destra che ha visto nell'agricoltura il destino del Mezzogiorno, sia alla destra che ha visto nel turismo il destino di Napoli; ignorando gli uni e gli altri che di turismo e di agricoltura si può parlare in termini moderni, soltanto se questi due settori sono sorretti dall'industria e dalla industrializzazione. Quanto, poi, agli effetti provocati dall'industrializzazione a Napoli, a parte certi giudizi superficiali ed antistorici, bisogna rispondere, prima ancora di dare giudizi definitivi, su chi e su come ha portato avanti ed ha gestito la « terapia dell'industrializzazione ». Una classe politica arretrata sempre e non poche volte anche corrotta (si pensi al decennio laurino) ha gestito una ricetta che non ha mai capito, e quando l'ha capita l'ha rifiutata. E allora bisogna anche dire che il ritardo culturale e politico delle ci~ viche amministrazioni di Napoli e della sua provincia, « fra il paternalismo del Buonocore, l'acco,nodante bonomia dei Moscati. l'autoritarismo del Lauro » e le delusioni del centro-sinistra, anche se sono ancora materia di cronaca contemporanea, ha la sua parte di responsabilità nella degenerazione e nelle travisazione della « terapia dell'industrializzazione» della questione napoletana. Ma quale era, dunque, questa terapia? Sconfitta l'antica industrializzazione borbonica prima dal liberalismo e quindi dal protezionismo, la nascita dell'indu~tria napoletana - anche se a Pozzuoli, Castellam2 Carlo Carozzi e Alberto Mioni: L'Italia in formazione. De Donato, Bari 1970. 54

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