Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Cronache meridionaliste librio che caratterizza il sistema produttivo italiano, o concorrendo a determinare un più elevato saggio di sviluppo delle zone ancor oggi marginali, o evitando comunque effetti che vadano all'incontro dell'obiettivo di unificazione, e di equilibrio a più alto e generalizzato livello, da perseguire. Per essere chiaro, dirò che nessuno è così sciocco da pensare che non si debbano effettuare rilevanti investimenti nelle aree esterne al Mezzogiorno, investimenti che sono necessari anche in rapporto alla circostanza che le regioni che appaiono relativamente più favorite all'interno del nostro Paese presentano anch'esse, se confrontate con le altre regioni d'Europa, deficienze gravi, ed indici di reddito e di consumo, e modi di vita, e strutture produttive e sociali, di troppo più deboli, per cui si impone il perseguimento di un obiettivo di sviluppo perequativo, se non vogliarno che tutta l'Italia finisca col divenire, come in parte sta già diventando, il Mezzogiorno d'Europa. Ciò che non è nazionalmente accettabile è che tali zone pensino di avviare da sole le rincorsa dell'Europa, e ciò non tanto per pur importanti considerazioni sociali e politiche, ma perché uno sviluppo autonomo del Nord - anzi di talune situazioni di «punta» (o credute tali) e di taluni «vertici» di quell'area - sarebbe alla lunga improponibile, e riverserebbe sull'intero Paese costi (di emigrazioni e di congestioni, per non dire d'altro) obiettivan1ente non sopportabili, come d'altra parte l'esperienza sembrava avesse diniostrato a tutti, ivi comprese le grandi imprese direttamente interessate, che non a caso avevano dichiarato di accettare la prospettiva di localizzare net Sud i loro ulteriori sviluppi, a partire da quelli nascenti dall'esigenza di avviare nuove iniziative in settori a più alto valore aggiunto, a più elevata tecnologia, ed a maggiore contenuto di ricerca. Porre perciò il Mezzogiorno - inteso come luogo ed indice di una generale situazione di « dualismo » cui possono essere ricondotte tutte le difficoltà strutturali della società e dell'econ.01nia italiane - al centro della politica necessaria alla ripresa e ad un ordinato sviluppo del sistema produttivo, non vuol dire preoccuparsi solo delle regioni meridionali, ma disporre, in rapporto ad ogni tipo di misura e di intervento, di un punto di riferimento unitario che è invece sempre ,nancato alle differenziate politiche ed ai diversi comportamenti in campo economico, sociale, fiscale, creditizio, monetario e salariale di volta in vol'ta adot~ tate e seguite, ed alla stessa progranimazione. Co,ne uscire allora dall'attuale situazione, come superare durevol-· 1nente la grave crisi - molto più grave di quanto non ci dicano tutti gli indici che le rilevazioni e le. statistiche ci possano fornire - che 45

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