Nino Novacco della domanda, interna od internazionale, o di supporto ad una generica ripresa della produzione, appaiono perciò profondamente velleitarie ed equivoche. Da una parte, esse rischiano di scontrarsi con le cause profonde della crisi che attraversiamo, e non sarebbero certo capaci di per sé né di rimediare agli squilibri verificatisi nei conti economici delle imprese - che hanno ridotto con i profitti, le capacità stesse di finanziamento dell'ulteriore necessaria accun1ulazione - e alle fratture economiche e psicologiche ancor più gravi verificatesi nei processi decisionali delle imprese stesse, né di elirninarne, appunto, le cause. D'altra parte, nei limiti in cui esse potessero avere una loro sia pur contingente e transitoria efficacia, tale efficacia riguarderebbe solo una parte del nostro sistema produttivo e sociale, cui non sarebbero certo sufficienti misure di sempre più prolungata e sistematica « Cassa integrazione». Ancora, in tale ipotesi, l'eventuale transitoria «ripresa» avrebbe l'effetto di consolidare la struttura del sistema quale si è storicamente formato, con tutti i difetti e le debolezze che abbiamo prima indicate: non si imboccherebbe certo in tal modo né la strada della diversificazione ed estensione dell'apparato produttivo, né quella della ricerca scientifica e tecnologica, e non si allenterebbero, ma anzi si esalterebbero, le tensioni che a livello di gruppi sociali e di territori si sono venute accumulando. E questo anche per la circostanza che, malgrado la presenza di tanti « punti di crisi » e di tante situazioni di inutilizzo della forza di lavoro, avviene puntualmente che ogni sia pur modesta iniziativa, e talvolta lo stesso ricambio fisiologico dèlla n1anodopera a livello delle « unità locali » nelle aree di più antica industrializzazione del nostro Paese, provoca, quando non richiede co1ne conditio sine qua non, un afflusso di manodopera che - a prescindere dagli effetti diretti sul Mezzogiorno - rimette in moto ed ulteriormente aggrava i concomitanti fenomeni di congestione e di abbandono di cui soffre l'intera Italia. Sia chiaro che quanto dico non ignora il peso dell'esistente apparato produttivo, né trascura la circostanza che è in esso, laddove storicamente localizzatosi, che si è finora forn1ata, e dovrà largamente formarsi per un ancora non breve futuro, la quota prevalente delle risorse investibili nell'intero Paese, e quindi anche di quelle da destinarsi all'ampliamento ed alla diversificazione dell'apparato produttivo naz1.onale nel Mezzogiorno .. Ciò che si vuole mettere in evidenza è la necessità che tutte le iniziative da prendersi, ovunque nel Paese, siano giudicate in rapporto alla loro capacità di incidere in modo strutturale sul fondamentale squi44
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