Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Nino Novacco ture ed i servizi, ma anche qui senza una precisa scelta strategica di governo. Anche rispetto alla più evidente_. strutturale e . profonda tensione che il nostro sistema presenta, e che lo caratterizza in ogni sua manifestazione ed in ogni sua prospettiva, e cioè al problema del Mezzogiorno, l'azione dello Stato, che pur ha dato vita ad un intervento che non ha precedenti nella storia italiana per le sue dimensioni e per le sue caratteristiche tecniche di efficienza, non è stata capace di trascendere l'atteggiamento che dianzi si è definito di «sportello». La Cassa per il Mezzogiorno non è stata intesa come una « autorità » di gestione dello sviluppo programmato di una parte rilevante del Paese, ma quasi come un « fondo » al quale attingere per realizzare interventi della più diversa portata e natura (caratteristiche dispersive cui solo recentemente si è cercato di porre rimedio con la legge 853) a vantaggio dei territori meridionali, lasciandosi sfuggire l'occasione nazionale che si offriva di avviare dal Mezzogiorno la riforma e la rifondazione della struttura del nostro Paese. Anzi, in un certo senso, l'intervento straordinario (e questo è avvenuto anche con riferimento ad altri interventi pensati come « straordinari ») è stato visto da troppa parte dei pubblici poteri come un momento progressival'nente più « ordinario » di gestione del sistema, di un sistema di fronte ai cui problemi è sempre mancata l'individuazione e la messa in atto di una politica strategica,nente unitaria, anche se ovviamente articolata. Mentre dal punto di vista settoriale i nostri dicasteri, quasi dall'Unificazione in poi, sono sempre più divenuti i luoghi di rappresentanza di interessi sostanzialmente corporativi (il Ministero della Difesa «difende» ed è il portavoce dei militari, quello dell'Agricoltura degli agricoltori, quello dei Trasporti dei ferrovieri, quello della Riforma burocratica dei pubblici funzionari, quello dell'Industria degli imprenditori, e, purtroppo, così via), è sempre n1ancato un luogo ed un momento di formulazione e di sintesi delle politiche, che dovrebbero essere rivolte a perseguire in termini imprenditoriali « obiettivi » identificati, disponendoli secondo una scala di priorità che non discenda dal peso dei problemi di momento in. momento emergenti, 1na che corrisponda alla logica di una scelta fondata sulla « centralità » delle questioni da affrontare. ·A questo compito• n1ai ha provveduto, storicamente, la Presidenza del Consiglio, e ad esso non pare si possa dire abbia di fatto potuto provvedere lo stesso CIPE, forse come effetto di una programmazione cui - per colpe che sono di tutti, e che sarebbe ingiusto ed ingeneroso 40

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