Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Nino Novacco Tale crisi, che è esplosa sotto fonna « congiunturale », rivela ogni giorno di più la sua caratteristica «strutturale», manifestazione cioè di squilibri profondi, prepotentemente e dra1nmaticamente venuti alla luce quando il nostro sistema produttivo e sociale: si è trovato a confrontarsi con situazioni esterne più mature, e ne ha subìto, impreparato, i pesanti rifiessi, in una situazione economicamente e socialmente « concorrenziale», non guidata né moderata da politiche correttive aventi ottiche e contrappesi adeguati a scala internazionale. La crisi italiana consegue perciò ad una visione ottimistica che per anni ci ha tutti guidato, e che ci ha fatto credere possibile una accelerazione inzitativa di comportamenti cui non corrispondeva la base materiale produttiva, e che ha fatto perdere di vista la natura peculiare del nostro sistema, profondamente « dualistico » sia dal punto di vista territoriale che da quello settoriale, e che anche nelle sue parti relativamente più forti era ed è comparativamente assai debole. Abbiamo così confuso la parte con il tutto, talune situazioni di « punta » ( o credute tali: e basti pensare per tutte alla Montedison) con l'intero nostro apparato produttivo, ed avviato politiche rivolte non ad allargare la base materiale del nostro sistema, ma a potenziarne i pochi e troppo fragili « vertici ». La nostra economia è vissuta per anni nell'illusione della durevole facilità di uno sviluppo che aveva a suo fondamento da una parte i bassi livelli di partenza, che consentivano alti saggi di crescita, e dall'altra il vantaggio derivante da costi di produzione che non in tutte le loro componenti erano internazionalmente concorrenziali. E quando imitazione e concorrenza hanno provocato l'allineamento dei costi, ad esempio e principalmente quelli del lavoro, il sistema non solo si è trovato impreparato, ma non ha « tenuto », quasi ci si trovasse di fronte ad una cosciente azione di eversione, ed ha in larga misura reagito in modi e forme che hanno aggravato la crisi in proporzioni geometricamente negative: e penso in proposito non tanto a quello che è stato definito lo « sciopero degli investimenti », che ha anche componenti tecnico-economiche, quanto alle fughe di capitale all'estero, che sono la più evidente testimonianza dì una carenza assai grave di « imprenditorialità » e di responsabilità. D'altro canto, bisogna dire che il processo di allineamento, non solo dei salari come tali, ma dell'insieme dei comportamenti dei lavoratori - economicamente misurabili e no, entro e fuori lo spirito dello « Statuto dei lavoratori », con forme programmate e spontanee di confiittualità, assenteismi, contestazioni degli orari e dei turni di lavoro, ma comunque con effetti di accresciuta rigidità delle strutture e dei costi di 38

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