Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Cronache nzeridionaliste ingenerose critiche, non tanto assumere le difese, che a me non spettano, dei responsabili delle scelte strategiche che dal 1950 in poi sono state man mano assunte per rendere sempre più adeguato ai problemi emergenti ed al variare delle situazioni e dei tempi l'intervento straordinario avviato, quanto ricordare a me stesso l'apporto che a tale politica hanno dato uomini che rispondono ai nomi di Ezio Vanoni e di Giulio Pastore, due personalità di formazione diversa, certo, ma accomunati dall'essere stati capaci di intendere - essi, uomini del Nord - il significato nazionale di un impegno che d'altro canto tutto il partito della Democrazia Cristiana non ha esitato a definire in passato « in1pegno d'onore », ma di cui non si può con onestà dire che lo abbia se1npre compreso e rispettato in tutte le sue implicazioni. Dall'« i,npegno d'onore » a suo tempo assunto, al riconoscimento che il Mezzogiorno è « il problerna » e non « uno dei problemi» dell'Italia, al recente riconoscimento legislativo della « centralità » della questione meridionale, il cui sviluppo è stato indicato costituire « obiettivo fondamentale del programma econo111ico nazionale», corre una continuità di scelte politiche e di scelte tecniche che devono a n1io avviso essere sostanzialmente difese, ritrovandone invece i limiti non tanto in fatti ed elen1enti interni a tali scelte, quanto piuttosto nella incapacità che vi è stata, come più chiaramente dirò, di intendere sin dall'inizio, e poi di tradurre in atti concreti, il nesso inscindibile che in un Paese quale il nostro non può non intercorrere tra interventi nel Mezzogiorno ed altre politiche, siano esse cosiddette « generali », o rivolte ad affrontare altre situazioni ed altri problemi. Più lilnitatan1ente, certo, ma in termini non per questo meno significativi, credo sia doveroso richiamare qui la circostanza che l'efficacia della politica per il Mezzogiorno, e quella degli strumenti creati per portarla a buon fine, è stata gravemente limitata dalla contemporanea adozione - con riferimento all'intero Paese, o al resto dell'Italia - di altre misure, la cui applicazione ha fatto sì che si perdesse largamente il valore « promozionale » ed incentivante di quanto specificamente deliberaro per le regioni meridionali. Con riferimento, ad esempio, al complesso delle misure rivolte a favorire le scelte ubicazionali al Sud delle imprese medie e piccole, è sufficiente ricordare il ruolo che ha giocato la legge 623 del 1959, che concedeva incentivi analoghi - non dico eguali - in ogni altra zona d'Italia. Ed un simile ruolo, di fatto contrario alla conclamata « priorità meridionalista », hanno avuto, nella loro formulazione e nella loro concreta applicazione, la legge 1470 del 1961, la 123 del 1965, la 614 del 35

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