Nino Novacco Il Mezzogiorno non è all'« anno zero »; il Mezzogiorno di oggi è una realtà economica e sociale senza rapporto - quantitativo e qualitativo - con quella del 1950. La struttura produttiva è profondamente mutata, e l'apparato industriale si e notevolmente arricchito e diversificato; ed in tal modo, e grazie ad un intervento infrastrutturale di rilevanti dimensioni, le regioni rneridionali presentano oggi opportunità di ulteriore sviluppo che appena venti anni or sono erano certo inimmaginabili. Il Mezzogiorno non è più una trascurabile appendice agricola di un sistema in crescita, ma ne è divenuto una significativa componente - certo ancora troppo debole e settorialmente squilibrata - il cui ulteriore progresso condiziona le possibilità e le prospettive dell'intero Paese, di cui peraltro condivide le fondamentali caratteristiche, purtroppo specie in negativo. Il reddito, il tenore di vita e l'accumulazione vi sono cresciuti in misura non comparabile a quella del primo novantennio di vita unitaria del nostro Stato, e nessun giudizio intorno a ciò che si è frattanto verificato nel resto del Paese, e che ha impedito una consistente riduzione del divario tra le « due ltalie », può ignorare che questa crescita non si sarebbe verificata senza quell'intervento che ha avuto in una classe politica di estrazione cattolica la sua ispirazione e la sua guida, e che ha trovato nella « Cassa per il Mezzogiorno » il suo strumento motore a livello di una efficiente realizzazione tecnica. Certo, tale intervento si è accompagnato (e comunque non ha impedito) a movimenti migratori di dimensioni ~< bibliche » ed al manifestarsi all'interno stesso del Sud di tensioni e problenzi nuovi, e di gravi contraddizioni, talora esplose in fonna violenta e puntuale, ma rese evidenti, comunque, dal deteriorarsi del quadro sociale e politico di quelle regioni. Ma, e su ciò avrò occasione di ritornare, tali rilevanti e per molti versi insopportabili costi dello sviluppo, del limitato sviluppo meridionale, sono da collegarsi non tanto alle forme ed alle caratteristiche assunte dall'intervento nel Mezzogiorno - e se il personale politico, culturale e tecnico di matrice cattolica sarà capace di rinunciare ad ali~ 1nentare miti « agricoli », o superficiali critiche agli « incentivi » ed ai « poli di sviluppo », o banali slogans quali « troppo alta intensità di capitale », « risorse locali », o « il Mezzogiorno nel Mezzogiorno », darà prova di maggiore serietà - quanto piuttosto nella mancata inserzione del problema dello sviluppo meridionale in una generale ed unitaria strategia programmata di crescita dell'intero Paese. E mi sia consentito qui, di fronte alle sovente generiche e sempre 34
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