Verso l'econo,nia del neodualis1no mi più scottanti degli investimenti sociali, e può quindi dedicarsi ancora una volta agli investimenti immediatamente produttivi, essa può contare su una posizione dei lavoratori indebolita sia dalla stessa durata della depressione, sia dalle modificazioni strutturali dell'industria. Dieci anni di depressione, nei quali il discorso ufficiale è stato quello del progresso e delle riforn1e, sembrano così sboccare, per una singolare beffa degli eventi, in una ripresa all'insegna del1' efficienza aziendale e dell'inefficienza sociale. Quando, fra il 1961 ed il 1962, ebbe inizio, anche in sede ufficiale, una riconsiderazione critica della struttura economica del paese, l'attenzione venne polarizzata sui tre problemi del dualismo industriale, del dualismo territoriale, dello squilibrio tra consumi pubblici e privati. Oggi, ci troviamo dinanzi ad una possibile ripresa produttiva: ma le linee lungo le quali la ripresa si annuncia non lasciano presun1ere come prossima la soluzione né del primo, né del secondo, né del terzo. Se queste sono le linee della ripresa, a parte ogni giudizio sulla accettabilità sociale di queste prospettive, resta aperto il problema della vitalità di un simile sviluppo. In definitiva 1 non è prevedibile che l'esodo agricolo possa essere prontamente arrestato; l'attenuazione della congestione urbana potrebbe quindi risultare più una speranza che un fatto. L'esigenza di più ampi investimenti pubblici nel settore sociale, che oggi potrebbe apparire ridotta, potrebbe ripresentarsi più imperiosa domani. E allora, l'economia del paese si troverebbe nuovamente a dover fronteggiare, sempre più gravi, i problemi che essa ha rifiutato di risolvere fino ad oggi. 27
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