Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Autori vari dono anche il campo della meccanica. In tal modo, anche le imprese minori sono pronte ad affrontare la competizione sui mercati nazionali ed internazionali. Ma è ovvio che un simile processo di trasformazione non avrebbe potuto avere luogo se non in una lunga fase di depressione, che consentisse alle imprese di selezionare la forza- . lavoro, e di riorganizzare i processi produttivi secondo una nuova struttura dualistica. È anche chiaro, ma è il caso di sottolinearlo, che questo processo di riorganizzazione non è emerso come un disegno preordinato con precisione sin dal primo giorno. Al contrario, esso si è andato delineando gradualmente, in una strategia flessibile, che solo nella sua fase finale si è precisata lungo le linee ora accennate. Al termine del miracolo economico, la prima fase di depressione (quella del 1964) venne intesa come semplice battuta di arresto, atta a placare un clima sindacale surriscaldato. La ripresa seguita al 1966 doveva smentire gli ottimismi, mostrando che la combattività dei sindacati risultava se mai accresciuta, rispetto agli anni precedenti. Il problema, che allora sembrava dominante, della congestione urbana e dell'esasperazione dei costi delle abitazioni, conferiva alle battaglie sindacali nuovo vigore. Si affacciarono allora nuovi e più concreti progetti di investimenti industriali nel Mezzogiorno, nel tentativo di spostare parte della base industriale verso zone territorialmente 1neno congestionate e sindacalmente meno accese. Le vicende dell'autunno caldo vennero ad interrompere anche questo processo. Dopo di a1lora, nell'approfondirsi de1la depressione dopo il 1970, si delineò finalmente la strategia di ristrutturazione che ora grandi e piccole imprese, per vie diverse, sembrano intenzionate ad attuare. La fase di depressione ha esercitato anche un altro effetto sulla struttura urbana. Abbiamo detto come la popolazione delle grandi città abbia continuato ad espandersi anche negli anni della stasi industriale, il che ha significato che si sono ingrossate le fila degli addetti al settore terziario. Ne è risultato che, negli ultimi dieci anni, il volto delle grandi città è largamente mutato. Mentre negli anni del miracolo economico le grandi città del Nord andavano sempre più assumendo l'aspetto di vere città industriali, nelle quali la componente prevalente era costituita dai lavoratori di fabbrica, nel .decennio successivo la struttura della popolazione urbana ha preso una direzione diversa e, alla componente dei lavoratori di fabbrica si è affiancata, sempre più estesa, una componente distinta, costituita dai così detti lavoratori indipendenti del commercio e 24

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