Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Autori vari siasi illazione in merito alle conseguenze della pressione salariale non può che essere logicamente viziata. Resterebbe una sola possibilità per attribuire .alla pressione salariale il calo dei profitti. Ed è quella che, pur riconoscendosi che la caduta dei profitti è dovuta alla scarsa utilizzazione degli impianti, si voglia sostenere che a sua volta la scarsa utilizzazione degli impianti è dovuta a fattori connessi alle agitazioni sindacali, ed alle irregolarità che hanno caratterizzato lo svolgimento dei processi produttivi dall'autunno del 1969 in poi. Ma sono gli stessi imprenditori a smentire le eventuali interpretazioni in questo senso. Le inchieste congiunturali mensili condotte da « Mondo Economico », i cui risultati ognuno può agevolmente consultare indicano che la schiacciante maggioranza degli imprenditori, dovendo individuare i motivi che hanno ostacolato l'attività di produzione, accusa l'insufficienza della domanda, e non altri fattori. L'impressione conclusiva che si trae da queste osservazioni può quindi essere sintetizzata così. Su tutti gli elementi passati in rassegna, domina, come fattore primo della depressione, la caduta della don1anda. È questa che ha condotto alla sottoutilizzazione degli impianti, che a sua volta ha provocato simultaneamente la caduta dei profitti e la stasi degli investimenti. A questo punto, sorge evidentemente il quesito: perché questa lunga caduta della domanda globale, che ha pesato sull'economia del paese per quasi un decennio? Va essa attribuita alla pressione salariale, alla crisi di inflazione, alle strette· creditizie (siano esse state inevitabili o prese con una consapevole deliberazione)? Una risposta ovviamente non è facile. Forse il modo migliore per orizzontarsi è quello di ripercorrere brevemente alcuni aspetti particolarmente significativi delle vicende che l'economia del paese ha attraversate, nel tentativo di individuare un eventuale disegno logico, tracciato, in modo sia pure inconsapevole, dagli eventi. Cominciamo da alcune osservazioni più generali. Tre modificazioni strutturali hanno dominato l'economia italiana nel decorso decennio. La prirna è l'incremento sempre più profondo nell'economia europea: inserimento che, iniziatosi nel corso del decennio 1951-1961, è proseguito vigorosamente negli anni più vicini a noi. Nel 1952,-le esportazioni italiane verso l'area comunitaria rappresentavano il 21 % del totale; nel 1961, il 31 %, nel 1971 quasi il 45 % . Analoga evoluzione si è avuta dal lato delle importazioni: nel 1951, le importazioni dai paesi della CEE erano il 159-'6 20

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