Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Verso l'economia del neodualismo se talune dichiarazioni ufficiali potrebbero indurre a pensare proprio così), ma soprattutto per tutelare la competitività delle nostre esportazioni sui mercati esteri. Ma se il tasso medio di inflazione in Italia non è stato superiore a quello degli altri paesi, la perdita di competitività non si è evidenternente verificata (o, se si è verificata, non va attribuita all'aumento dei prezzi). Quindi, le manovre restrittive delle autorità monetarie non possono avere avuto come movente quello della stabilità monetaria messa in pericolo. Su questo punto, basta ricordare pochi dati sintetici. Secondo dati elaborati dall'OCSE, in un gruppo di una quindicina di paesi industrializzati, osservati tra il 1963 ed il 1972, l'Italia, quanto a tasso di inflazione, non figura affatto al primo posto, bensì al dodicesimo. Il primo posto, come paese più colpito dall'inflazione tra quelli industrializzati, spetta alla Danimarca, la cui moneta, nel corso dei dieci anni presi in esame ha perso il 42 % del suo potere d'acquisto; l'ultimo posto spetta alla Germania Federale, la cui valuta ha perso soltanto il 25% del suo potere d'acquisto. L'Italia, come si è detto, si colloca in una posizione più che tranquillizzante, con una perdita di potere d'acquisto pari appena al 29%. Se poi ci si limita ad esaminare i sei paesi del Mercato Comune, con i quali i rapporti commerciali sono più intensi, il risultato non cambia di molto. Quanto a tasso di inflazione, il primo posto, in questo caso, spetta ai Paesi Bassi (perdita di potere d'acquisto del 38%) e l'Italia si colloca al penultimo posto, subito prima della Germania che, anche questa volta, chiude la serie. Un ulteriore elemento di conferma di questa situazione è dato dall'esame comparato dei prezzi dell'esportazione dall'Italia e dagli altri paesi industrializzati. Utilizzando le elaborazioni della Banca d'Italia, la situazione emerge sufficientemente chiara. I prezzi all'esportazione dei manufatti italiani, dopo un periodo di stabilità durato dal 1963 al 1968, sono cresciuti, fino al 1971, con un aumento di circa il 15%; i prezzi all'esportazione, sempre dei manufatti, sono cresciuti invece negli altri paesi con ritmo pressoché ininterrotto dopo il 1963, fino a raggiungere, nel 1971, un aumento quasi del 25% . Anche sotto questo aspetto, non sembra ragionevole parlare di una perdita di competitività delle esportazioni italiane, attribuibile all'andan1ento dei prezzi. Se quindi si vuole puntare l'indice accusatore contro l'inflazio-· ne, forse si chiama in causa un element'o non determinante; se poi si vuole dire che l'inflazione è stata contenuta entro limiti di sicurezza proprio a causa delle misure prese dalle autorità monetarie, bisogna anche riconoscere che tali misure sono andate oltre il neces17

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