Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Autori vari forniscono la sintesi interpretativa necessaria. Da un lato, abbondano le analisi tecniche di aspetti singoli (inflazione, bilancia dei pagamenti, imprese pubbliche, controllo deHa liquidità); ma si tratta di visioni parziali, che si muovono nel campo nell'analisi di periodo breve, senza dare un'idea della direzione generale in cui l'economia nazionale si è andata muovendo, né di quali siano le forze che in questi lunghi anni l'hanno tenuta in vita e, bene o male, spinta verso configurazioni nuove. D'altro canto, non mancano interpretazioni strutturali. Ma queste, oltre che essere assai meno esaurienti e complete, ricalcano sovente linee di pensiero più generali, forse troppo generali, per dare risposte esaurienti alle curiosità dell'osservatore. Dire che la crisi dell'economia italiana è una manifestazione tipica delle contraddizioni del capitale, e che i conflitti cui abbiamo assistito sono l'espressione della lotta tra padronato e classe operaia, è qualcosa al tempo stesso di troppo facile e di troppo vago, se non è accompagnato da una interpretazione esplicita del modo in cui tali lotte si sono svolte e dei risultati cui hanno condotto. È perfettamente possibile che le categorie concettuali dell'economista marxista risultino efficaci nell'interpretazione dell'evoluzione della nostra economia; ma il farne un uso semplificato e paradigmatico, senza entrare nell'analisi dei singoli meccanismi, non può che dare luogo a diagnosi ampie e generali, e in definitiva insoddisfacenti. I quesiti che oggi ci poniamo si muovono su un piano di dettaglio maggiore: quali sono specificamente gli squilibri emersi nel corso della crisi? quale battaglia si è svolta in questi anni e tra quali forze? con quali risultati? Se uno sforzo va fatto, esso deve tendere a trovare risposte a questi interrogativi, non ad altri. Il quadro generale degli anni successivi al 1963 è un quadro di depressione. Un semplice sguardo agli indicatori più significativi mostra però che, nell'ambito degli otto anni seguiti al culmine dell'espansione, si possono distinguere tre fasi. La prima, che occupa gli anni dal 1964 al 1965, è una fase di depressione pronunciata; la seconda, che occupa gli anni fra il 1966 e il 1969, segna una moderata ripresa; la terza coincide con la nuova e più grave depressione degli anni 1970, 1971 e probabilmente 1972. · Nella prima fase ( 1964-65), tutti gli indicatori sono chiaramente orientati al declino: gli investimenti industriali cadono al ritmo de] 20% all'anno, gli investimenti in abitazioni rallentano e poi cadono del 6-7%, l'occupazione nell'industria manifatturiera si contrae del 14

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