Pasquale Saraceno Affer1nato il principio che il carattere di « organicità » dei progetti speciali va riferito ad obiettivi, precisati nei tempi, di sviluppo globale di determinati territori; riconosciuta l'esigenza che venga al più presto configurato un insieme di progetti speciali, concepito al fine di eliminare sia il generale squilibrio Nord-Sud, sia gli squilibri interni al territorio meridionale, appare ancora una volta evidente che l'intervento straordinario non può essere che una componente - sia pure la più agile e dinamica - della politica per il Mezzogiorno. È alle altre componenti di tale politica che spetta in pri1no luogo mobilitare risorse, pubbliche e private, nazionali ed europee, adeguate alle esigenze di sviluppo del Mezzogiorno e garantirne utilizzazioni coerenti rispetto agli obiettivi fissati. I fenomeni di sovradotazione di opere, cui si è accennato, possono considerarsi come indizi della non corrispondenza tra l'intensità dell'intervento straordinario in infrastrutture, da una parte, e l'ancora modesta efficacia della politica di industrializzazione, l'incerto procedere de]- 1' opera di costruzione di una nuova agricoltura e i troppo lenti, irregolari o incoerenti ritmi di intervento delle Amministrazioni ordinarie e degli enti locaJi, dall'altra. Qualora si considerassero i progetti speciali come semplice innovazione tecnico-progettuale dell'intervento straordinario (nella sostanza un semplice perfezionamento del tradizionale complesso organico di opere), l'isolamento di quest'ultimo nel contesto politicoamministrativo del Paese si accrescerebbe; di fatto si accentuerebbe la tendenza ad addossare ad esso il massimo di responsabilità dello sviluppo meridionale, scaricandone la politica generale e l'intervento ordinario, e dalle inevitabili delusioni trarrebbero paradossalmente ispirazione i critici dell'intervento straordinario, reo di aver troppo operato. PASQUALE SARACENO 12
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