Nord e Sud - anno XX - n. 157 - gennaio 1973

Michele Ributti punto quella sul divorzio. Gli argomenti qui riportati e gli altri numerosi ad essi simili espressi nelle sedi più disparate, sono senza dubbio di grande presa emotiva e non possono che ottenere· il consenso di ogni spirito liberale ma sono, con ogni probabilità, giuridicamente destituiti di fondamento. Non si vede infatti che cosa infici, in base al diritto vigente, la legittimità dell'abrogazione per mezzo del referendum di leggi di attuazione, anche se di principi fondamentali della costituzione, essendo e rimanendo esse leggi formali dello Stato e non super-primarie. Il dubbio potrebbe tutt'al più sussitere, ma non è certo, nel caso che in discussione non fosse una legge di attuazione, ma la revisione di una norma stessa della costituzione, la modificazione o abrogazione della quale, comportasse il cambiamento della forma di Stato. Ad ulteriore conferma della infondatezza della proposta Scalfari gioca, poi, la considerazione che l'elencazione dei casi di ina1nmissibilità del ricorso al referendurn abrogativo di cui all'art. 75 cost. è da ritenersi tassativa o, al massimo, estensibile a leggi « le quali rivestono la stessa materia di que11e espressamente sottratte al voto popolare, e per le quali dovrebbe valere lo stesso trattamento giuridico» 22 • D'altra parte, anche considerandola da un punto di vista politico, la proposta pare pericolosa ed inopportuna: pericolosa perché, se approvata, si avvarrebbe di un principio, quello della retroattività, di cui in democrazia si deve fare il minin10 uso possibile; inopportuna perché, nonostante il diverso parere di Scalfari 23 essa è il simbolo del timore dei laici a che, una volta per tutte, gli intendimenti del Paese e i rapporti di forze al suo interno si chiariscano una volta per tutte. Certo non è lecito farsi illusioni: il referendum non si svolgerà in un clima di serena distensione e forse determinerà una svolta politica che farà arretrare l'Italia di molti anni, ma di ciò, al punto in cui si è arrivati, i laici non devono né preoccuparsi né avere rimorsi. Spetta ai cattolici dire, finalmente, cosa sono e quello che vogliono: seguire l'esempio di Jemolo 24 e votare per il mantenimento della legge sul divorzio oppure impegnarsi nella battaglia sanfedista in cui li vuole trascinare Gabrio Lombardi, correndo il rischio di pagare, tutti in una volta, i conti remoti e recenti che hanno in sospeso con lo Stato e con gli uomini liberi. MICHELE RIBUTTI 22 Morta ti, Istituzioni di diritto pubblico cit., pag. 788. 23 Scalfari, La posta in gioco è più alta del divorzio in «L'Espresso» 25.7.71. 24 Jemolo, Pessimisti con giudizio ne « Le Stampa» 26 settembre 1971. 118

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