Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Quale sviluppo? di Ugo Leone Il problema del Mezzogiorno, la cui soluzione avrebbe dovuto vedere la luce negli anni settanta, ha subìto una nuova dilazione: ormai si calcola che il divario tra Nord e Sud non potrà essere colmato prima di cinquant'anni (intorno al 2020) e questo se, nel caso di un tasso di sviluppo annuo del 5 %, « il Sud prendesse un punto di vantaggio nei confronti del resto del Paese ». Si tratta di una previsione che costituisce la presa di coscienza di una gravissima realtà, la quale - per i termini « futuribili » in cui viene proiettata - sconvolge completamente i termini della politica meridionalistica portata avanti dal 1944 ad oggi. Da quando, cioè, allo storico convegno di Bari sui « problemi del Mezzogiorno » (3-4-5 dicembre 1944), si sottolineò « la imperiosa necessità di travolgere la vecchia classe politica del Mezzogiorno accanto all'ormai indilazionabile smantellan1ento dello stato storico, accentrato e soffocatore, in favore di una coalescenza di autonomi comuni e di libere regioni democraticamente organizzate; la più ampia riforma agraria, concepita come organica ricostruzione economico-sociale sulle ceneri dell'attuale sfasciume agricolo latifondistico, disarticolato, primordiale, di quasi tutto il Mezzogiorno d'Italia; l'urgenza dell'industrializzazione di queste regioni, vale a dire la raccolta e la messa a profitto dei capitali e delle energie meridionali nell'interesse del Mezzogiorno ... ». Oggi, ferma restando la validità di molte delle cose dette e fatte in questi trenta anni, ma soprattutto, forse, prescindendo dalle cose sin qui dette e fatte, i termini della questione meridionale cambiano radicalmente. La grossa novità, rispetto alla questione meridionale dei primi anni del '900 era costituita, agli inizi degli anni cinquanta e dopo, dalla presa di coscienza della caduta di qualsiasi tipo di detern1inismo geografico che si opponesse allo sviluppo del Mezzogiorno i, per cause diverse da una più o meno marcata e generica incapacità politica di risolvere i problemi. Ed è perciò che si con1inciò a parlare con sempre maggiore insistenza e concretezza di « nuovi termini » della questione meridionale. 5

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