Editoriale per cento, nonostante che il fatto nuovo di questo inizio di legislatura sia stato il loro ritorno nella compagine di governo. Recentemente l'on. La Malfa osservava che i liberali da pessimisti che erano durante la campagna elettorale della primavera scorsa, d'un tratto erano diventati ottimisti dopo essere andati al governo. Ancora una volta si nota quanto sia errato voler vedere i problemi politici del Paese esclusivamente in termini di schieramento: l'atteggiamento dei liberali in questo ha avuto una straordinaria analogia con l'atteggiamento dei socialisti. I risultati del 7 maggio e del 26 noven1bre, dovrebbero dimostrate ad entrambi che il proble1na non è quello di escludere l'uno o l'altro partito dalla coalizione di governo, quanto quello di essere in grado di confrontarsi con la realtà dei problemi che affliggono il Paese. Fino ad oggi né il PSI (a questo proposito il congresso di Genova è particolarmente indicativo) né il PLI ( la sua ca1npagna elettorale lo ha dimostrato) sono stati in grado di farlo. Veniamo ora a spiegare l'indubbio successo elettorale del PSI: abbiamo parlato di acquisizione della base elettorale del PSIUP, ma sarebbe un errore limitarsi a questa sola valutazionè. Bisogna anche sottolineare che il PSI ha guadagnato voti dopo un congresso che ha visto Da Martino allearsi con Nenni resistendo alle pressioni del cartello delle sinistre capeggiato da Bertoldi, Lombardi e Mancini. A questo punto non si può tuttavia fare a meno di mc>'-trare preoccupazione per lo stato di stallo in cui versano i socialisti, che non sono ancora riusciti a rendere operativa la maggioranza uscita dal congresso, con la mancata elezione, fino al momento in cui scriviamo, dei Jnassimi organi responsabili del partito. La chimica degli organigrammi e paralizzante! Bisogna ripetere in ogni modo che occorre fare 111oltaattenzione a non voler vedere in questa consultazione amministrativa un'ulteriore occasione per un'ennesima rissa su questo o quello schieramento, tenendo ben presente che i problemi che affliggono il Paese restano gli stessi, e non si risolvono litigando sul significato della perdita o del guadagno di un paio di punti in percentuale. Il settinianale « Il Mondo» osservava che questa volta si è votato in un clima tranquillo e che si è votato senza emotività. La sconfitta delle estreme e anche la diminuzione dei voti sopportata dalla Den1ocrazia Cristiana, nza soprattutto il rafforzamento della sinistra democratica, dimostra un'inversione di tendenza rispetto a quella se1nplificazione e conseguente radicalizzazione della lotta politica che il risultato del 7 n1aggio ci poteva far paventare. Ora occorre soprattutto che siano le forze politiche a profittare di questo clima di minore tensione, per compiere un risoluto sforzo per tirare il Paese fuori dalla crisi. 4
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