Fabio Narcisi velo, impedendo di giungere ad una concreta presa di coscienza della situazione. Questo naturalmente comporta la creazione di strutture e di attrezzature, oggi del tutto inesistenti, ma che divengono indispensabili se si vuole finalmente sapere che cosa sta succedendo nei nostri mari. D'altra parte, non si possono più avere dubbi sul fatto che l'industria sia divenuta la principale causa dell'inquinamento costiero. Lo si intuiva da un'osservazione empirica della realtà che ogni bagnante poteva fare nelle sue escursioni sulle spiagge di tanti e tanti litorali del nostro Paese, oltre che dai frequenti casi giudiziari saliti in questi ultimi tempi alla ribalta della cronaca. Ora Barletta e Marchetti ne hanno dato una dimostrazione teorica nella loro ricerca, indicando in 2/3 il carico di inquinamento attribuibile agli scarichi industriali. È questo un dato di fatto da cui partire - una volta confermato e reso più completo da indagini dirette e dettagliate - per impostare una strategia di difesa ecologica di tutte le nostre coste. Finora lo sviluppo dell'industria non ha tenuto in nessun conto - diciamolo francamente - danni che si venivano arrecando all'ambiente marino. Si sono così creati impianti badando esclusivamente agli aspetti economici che ne reclamavano la costruzione. Oggi è auspicabile che ciò non avvenga più e cominci ad esserci una più diffusa sensibilità al riguardo. Ma per raggiungere tale scopo, più che s~guire il metodo del caso per caso, sembra quanto mai opportuno rifarsi ad una visione più generale, cioè - come si è detto - ad una -vera e propria strategia sulla cui base indicare delle priorità ed effettuare delle scelte di fondo. FABIO NARCISI 70
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==