Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Fabio Narcisi In numerose zone non sono mai state eseguite indagini: manca, per esempio, qualsiasi analisi delle acque costiere della Liguria orientale, di gran parte della Toscana, di tutta la Calabria e Basilicata, di buona parte degli Abruzzi e delle Puglie e di quasi tutta la Sicilia 8 • Se poi si prende in considerazione il tipo di indagini effettuate, ci si accorge - quasi a conferma del sospetto avanzato in precedenza - che gran parte di esse avevano una finalità igienistica: ben 56 autori su 62 hanno eseguito esclusivamente analisi batteriologiche per verificare la presenza o l'entità di eventuali inquinamenti di tipo metabolico. Solo 6 autori hanno effettuato ricerche non batteriologiche e si sono occupati di inquinamenti di origine industriale o di origine urbana, individuandoli con analisi di tipo chimico. Sul piano dei metodi seguiti nelle diverse indagini si riscontra una tale eterogeneità che sembra veramente arduo individuare tra di esse termini di confronto in qualche modo attendibili. Cominciando dalla profondità alla quale sono stati eseguiti i prelievi, apprendiamo che 12 autori su 62 non hanno specificato il dato; 37 si sono limitati a prelievi in superficie, intendendo una profondità non superiore al mezzo metro. Solo 13 autori hanno ampliato le loro ricerche eseguendo prelievi a profondità variabili, dalla superficie fino a un massimo di 120 metri. Così le distanze dalla riva alle quali sono state prelevate le campionature di acqua di mare, variano da zero metri ( cioè dalla battigia) a oltre 14 n1ila metri. Ma alcuni non hanno specificato il dato ed altri si sono limitati a prelievi a distanze fisse. In n1erito al numero dei prelievi, si va da quelli eseguiti in un solo giorno ad altri realizzati in 280 giorni distribuiti lungo tutto l'arco dell'anno. Occorre infine ricordare - come ci segnalano Barletta e Marchetti - le gravi lacune esistenti nei dati sulle correnti, la cui conoscenza è fondamentale per lo studio dell'inquinamento marino. Conoscendo infatti l'intensità, la direzione, la profondità, la pericolosità delle correnti in rapporto ai venti dominanti, si può prevedere il destino delle sostanze inquinanti scaricate in mare, valutare i danni e quindi progettare e localizzare gli scarichi in modo da eliminare o ridurre al minimo tali danni. Nonostante ciò, solo in 19 lavori si tiene conto di questo fenomeno. Se poi si analizzano da vicino questi lavori, ci si accorge che 8 • Le provincie su cui, a detta degli autori, non è possibile esprimere alcun giudizio sul grado di inquinamento costiero sono 29 su 53, e precisamente: La Spezia, Massa Carrara, Lucca, Pisa, Grosseto, Viterbo, Caserta, Potenza, Matera, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria, Taranto, Lecce, Brindisi, Foggia, Campobasso, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro, Rovigo, Padova, Udine, Gorizia, Trapani, Agrigento, Caltanisetta, Ragusa e Siracusa. Cfr. op. cit., p. 316. 62

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