ARGOMENTI I nostri mari di Fabio Narcisi 1. Scrivere oggi su problemi ecologici e in particolare sull'inquinamento delle acque costiere è, in un certo qual modo, in1barazzante. Da un lato si rischia di dire cose ovvie; dall'altro lato c'è la preoccupazione di fare un discorso particolare e limitato rispetto a certi problemi di fondo, a certe implicazioni di carattere generale (ad esempio quelle sui li1niti che occorrerebbe porre allo sviluppo) che ogni problema ecologico sembra ormai portare con sé 1 • Questa situazione, che indubbiamente presenta carattere di ambiguità, pare essere il frutto di due fenomeni distinti ma al tempo stesso fortemente collegati tra loro: l'esplosione della problematica ecologica presso l'opinione pubblica di tutti i Paesi, soprattutto di quelli economicamente più avanzati, e i primi segni dell'elaborazione, ancora faticosa e contraddittoria, di una ideologia ecologica sulla cui base costruire un nuovo tipo di società, in cui il rispetto della natura e delle sue risorse sia uno dei principi fondamentali. Ora questa attenzione, o per meglio dire questa tensione per l'ecologia, mentre si traduce in un atteggiamento positivo del cittadino per la difesa della natura contro tutti gli attentati che essa rischia di subire - e che di fatto spesso subisce - co1nporta, d'altra parte, un'eccessiva generalizzazione dei problemi e delle situazioni. Espressioni come « tutto è ormai inquinato » e « siamo tutti inquinatori» le leggiamo e le ascoltiamo un po' dovunque per non far nascere il sospetto che spesso si faccia di ogni erba un fascio (col mettere ad esempio su uno stesso piano feno111eni che presentano gradi di pericolosità molto diversi tra loro), dando luogo talvolta ad una vera e propria « psicosi ecologica ». 1 Queste posizioni sono riflesse in un recente studio del Massachusset Institute of Technology (MIT) sulle precarie condizioni dell'umanità, che l'editore Mondadori ha recentemente pubblicato in forma semplificata con il titolo I limiti dello sviluppo. 58
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