Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

La strategia del riavvicinaniento americano essa ha trovato un modus vivendi accettabile per entrambi; nessuno le garantisce di poterne trovare uno simile con un interlocutore « europeo » di grande statura. Il discorso merita un breve approfondimento. Se le forze militari americane lasciassero l'Europa in breve tempo, l'URSS sarebbe indubbiamente avvantaggiata: l'equilibrio europeo sarebbe irrimediabilmente compro1nesso, e l'Unione Sovietica potrebbe estendere facilmente la sua egemonia su tutta l'Europa. Ma, appunto per questo, tale ipotesi non appare realizzabile a breve scadenza. Un'alterazione brusca dell'equilibrio n_on converrebbe agli americani. E questi lo sanno benissi1no. Lo « sganciamento » americano dall'Europa potrebbe essere quindi solo graduale. Ma la sua gradualità darebbe il tempo alle nazioni dell'Europa occidentale di mettere in piedi uno strumento militare unitario capace di bilanciare tale « sganciamento », e quindi di creare un nuovo contrappeso alla pressione sovietica. Anzi, molto probabilmente, solo la prospettiva di un ritiro delle forze americane potrebbe dare un deciso colpo di acceleratore al processo di costruzione di un apparato militare europeo. E questa è una cosa che certamente i capi sovietici non desiderano. Soprattutto se si considera che essi devono certo guardare con preoccupazione al nuovo equilibrio politico-militare che si sta stabilendo in Asia. Il modus vivendi che hanno raggiunto con gli americani li garantisce molto di più per quanto riguarda la conservazione dell'equilibrio europeo che per quanto concerne l'Asia, ove i processi di trasformazione degli schieramenti politici hanno assunto, negli ultimi tempi, un ritmo sempre più accelerato. Il mantenimento dello status quo in Europa può consentire loro di dedicare maggiore attenzione alla Cina. Per l'URSS, il vero obiettivo da raggiungere mediante la Conferenza potrebbe essere quello del rallentamento della costruzione « europea ». E in questo potrebbe essere agevolata dagli egoismi delle nazioni europee che, diciamolo chiaramente, vanno cercando tutti i pretesti possibili per non accollarsi i sacrifici che tale costruzione richiede. L'illusione di poter pervenire alla « sicurezza » con un accordo, piuttosto che con un equilibrio di potenza costoso ed impopolare, potrebbe spin~ gere le nazioni dell'Europa occidentale a rimandare l'edificazione di quell'« Unione Europea» di cui si è parlato al « vertice » di Parigi. La « sicurezza », purtroppo, non è stata mai basata sugli accordi di principio. È stata sempre basata, e lo è anche oggi, sull'equilibrio delle forze contrapposte. Ora, tale equilibrio, in Europa, è assicurato dalla 55

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