Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

La strategia del riavvicinamento dotato di poteri adeguati ad assicurare il loro coordinamento, si potrà correre il rischio o di vedere molti sforzi condannati all'inutilità o di edificare delle strutture tecnocratiche capaci di divenire dei centri di decisione troppo autonomi nei confronti dei poteri politici. A parte il fatto che, mancando un vero coordinamento fra le varie politiche settoriali, la Comunità non potrà certo conseguire un peso internazionale adeguato alla sua statura. E non potrà quindi nemmeno sviluppare una politica commerciale unitaria per fronteggiare le massicce offensive che i colossi dell'economia internazionale stanno sviluppando in questo settore. Con ogni probabilità, proprio la considerazione di questi pericoli - resi più gravi dall'accelerazione che oggi si registra nelle « svolte » internazionali - ha portato all'enunciazione dell'obiettivo di una « Unione Europea », da costruire entro il 1980. A parte il fatto che la stessa decisione di « fare il vertice » è stata probabilmente determinata - dato che ad un certo momento era sembrato che tale «vertice» non dovesse aver luogo, o dovesse essere rinviato o svuotato di contenuto - dall'importanza dei recenti avvenimenti internazionali e dalla rapidità con cui questi si sono succeduti e si stanno succedendo (rapidità che, non è da escludere, potrebbe anche essere frutto dell'intenzione dei principali paesi extraeuropei di « precedere » l'Europa prima che questa diventi un'unica entità politica). Senza dubbio, l'intenzione di dare vita ad una « Unione Europea » va considerata in modo positivo. A patto, naturalmente, che non resti un'affermazione di principio ma dia luogo a realizzazioni concrete e tempestive. Se agli europei non mancherà la volontà, prima di tutto politica, di procedere alla costruzione di tale « Unione », proprio la formula scelta a Parigi, apparentemente vaga e generica, potrà rivelarsi, per la sua flessibilità, foriera di ottimi risultati, perché potrà consentire un adattamento alle circostanze molto migliore di quello consentito da uno schema troppo rigido. Però occorre che, fin da ora, le nazioni europee comincino a coordinare, molto più di quanto hanno fatto finora, le loro politiche estere, di difesa, della ricerca, eccetera. Queste ultime questioni hanno acquistato un'attualità ancora mag-_ giare in seguito a due fatti recenti: la conclusione del tratto « intertedesco» e l'inizio dei lavori preparatori per la Conferenza per la sicurezza europea (che dovrebbe aver luogo all'inizio della prossima estate). Il trattato « sulla base dei rapporti fra la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca », siglato 1'8 novembre, costituisce, 53

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