Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Vittorio Barbati gettando le basi, appaiono capaci di trasformare, oltre agli equilibri politici, anche gli equilibri economici mondiali. La reazione delle nazioni europee a questi avvenimenti giganteschi è stata, in un primo momento, piuttosto slegata: in pratica, almeno in una prima fase, e cioè prima del « vertice » di Parigi, ogni nazione si è mossa per conto suo, cercando di salvaguardare degli interessi già acquisiti o di occupare in tempo utile delle posizioni favorevoli. Si è trattato, in sostanza, di reazioni « nazionali », in funzione di obiettivi del pari «nazionali», portate avanti, in più di un caso, in concorrenza con quelle degli altri partners europei. Tipica, a tale proposito, è stata l'1n1ziat1va della Repubblica Federale Tedesca, concretatasi nell'invio del ministro degli esteri germanico a Pechino, allo scopo sia di stabilire rapporti diplomatici con la Repubblica Popolare Cinese e sia di dare l'avvio, in concorrenza sia con il Giappone e gli Stati Uniti che con i partners europei di Bonn, ad una massiccia penetrazione com1nercia1e. La spiegazione di una mossa del genere - come anche di quelle, più o meno contemporanee, di altre nazioni europee, l'Italia compresa, che hanno cercato di non lasciarsi scavalcare nella corsa verso la Cina - è del resto logica. Almeno per ora, l'Europa politica non esiste. E, di conseguenza, non c'è una politica economica europea. E quindi non c'è nemmeno una vera politica commerciale europea di ampiezza mondiale, come quella che sarebbe richiesta dalle circostanze odierne. Una risposta « europea » è venuta solo p1u tardi, con il « vertice » che, nei giorni 19 e 20 ottobre, ha visto riuniti a Parigi, sotto la presidenza del francese Pompidou, unico Capo di Stato presente, i Capi di Governo dei novi paesi della CEE allargata (Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Olanda, più le tre «matricole», Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda, che si avviano a divenire membri di pieno diritto della Comunità). Un giudizio sui risultati di tale « vertice >ì, almeno per ora, appare molto difficile. L'accento è stato posto soprattutto sulle questioni economiche e sociali, stabilendo di creare un fondo di cooperazione monetaria ed un fondo di sviluppo regionale e di adottare una serie di provvedimenti per la politica sociale, la ricerca, l'ambiente naturale, l'energia, l'industria, il comrnercio, eccetera. Solo l'avvenire potrà dirci se questi provvedimenti diverranno una realtà. Per ora, si può solo osservare che, se non verrà costruito « in tempo utile » un organismo politico 52

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