Giulio Caterina - Lanfranco Orsini generaz10ne, anche da quella che ci ha preceduto. Il nostro è un Paese che vuole avere una struttura economica, industriale ed agricola degna della sua vitalità; ma questo non si può sempre ottenere senza sacrifici, senza dolori e sofferenze ». GIULIO CATERINA Da Mastriani a Viviani Una storia della letteratura a Napoli fra Otto e Novecento può essere un capitolo particolarmente interessante di quella indagine sulla società meridionale, sui suoi problemi e le sue carenze, che la coscienza civile degli italiani e dei meridionali più consapevoli e culturalmente e politicamente provveduti va conducendo non solamente da ieri. E le pagine che Antonio Palermo ha dedicato alla letteratura napoletana Da Mastriani a Viviani (Liguori editore, Napoli 1972), e che ora, aumentate di una appendice sul « socialismo gotico di Francesco Mastriani », opportunamente compaiono in un volume a sé, dopo aver costituito il capitolo La letteratura (1860-1930) nel X volume àella grande Storia di Napoli della ESI, forniscono molti ed ottimi spunti alla riflessione su quella che è stata la parte degli scrittori napoletani nel primo settantennio dell'unità, sia sul piano specificamente letterario che su quello civile in quanto descrittori, narratori e perciò stesso ora critici ed ora esponenti della società che li espresse. È un discorso iniziato da Palermo nel 1961 col suo contributo al volume Napoli dopo un secolo: e che si rivela - in quant<_:>attenzione all'istanza sociologica, e volontà a fare insieme « storia e geografia » letteraria, intendendo la critica e la letteratura come conoscenza « integrale» di una realtà _, anche negli altri suoi studi sul Tenca e su Alvaro, nonché in quelli annunziati sulla « critica sociologica di Serra, Gobetti e Gramsci ». Ma restringendoci all'opera attuale, notiamo che in apertura delìa sua storia Palermo sembra identificare in due scrittori, Vittorio Imbriani e Francesco Mastriani, i termini opposti e antitetici delle « due vie che a partire dal '400-'500 attraversano il territorio letterario della Campania», e cioè, secondo le parole del Sapegno nel capitolo Campania della Storia letteraria delle regioni d'Italia di Binni e Sapegno, « un proposito di ardite soluzioni stilistiche » di contro a un'inquieta ricerca di temi morali, filosofici e religiosi»: avvertendo subito e giustamente tuttavia come in tal modo si finisca per assegnare al « buon Mastriani » un ruolo (il secondo) cui egli non era certo all'altezza per la natura· assolutamente pre-culturale, pre-letteraria della sua opera, e precisando quindi che la verifica di queste due vie può ben essere « al limite della contestazione ». È proprio su questo punto che ci sembra di dover insistere, coerenti a quanto già altra volta ci è capitato di scrivere in un saggio già apparso su 36
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