Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Giornale a più voci biamo fatto cenno. Si tratta di una agevolazione intesa ad aumentare gli investimenti industriali per il tramite dello sgravio dei costi di gestione e a ricreare condizioni capaci di rilanciare lo sviluppo delle piccole e medie imprese mediante un processo autopropulsivo che non richieda l'indebitamento. Vi è infine la necessità che le grandi confederazioni sindacali ed economiche diano un adeguato periodo di tregua per ogni tipo di agitazione e di rivendicazione, che consenta di attuare per l'avvenire una politica di progran1mazione seria e non astratta. Le considerazioni fin qui fatte non devono però far perdere di vista gli altri problemi esistenti nel Paese: vi è un regresso nella produzione industriale, ma vi sono anche altre esigenze in materia di agricoltura e turismo che non possono essere disattese. Ci riferiamo in particolare alla necessità che lo sviluppo industriale non avvenga sotto l'insegna pericolosa dell' « industria a tutti i costi». Il problema investe soprattutto i grandi impianti, ma può avere gravi ripercussioni anche sugli insediamenti della piccola e media industria. Così, ad esempio, vengono rifiutati gli impianti della centrale termoelettrica di Sibari, per le note ragioni d'inquinamento, e del centro siderurgico di Gioia Tauro, perché comporta la distruzione di oltre duemila ettari di terreno ad alta produttività agricola e per la sua scarsa capacità di promuovere attività collaterali, perché l'impegno di manodopera che suscita sarebbe bilanciato da una perdita pari di posti in agricoltura, infine perché reca guasti irreparabili al paesaggio e quindi al turismo. Una delle cause dei ritardi della programmazione economica forse può essere ricercata proprio nel fatto che essa non è stata capace di avviare sul piano nazionale una radicale revisione del nostro ordinan1ento in materia di urbanistica e di utilizzazione dei terreni. Una lacuna questa che è possibile riscontrare non solo a proposito delle localizzazioni industriali, ma in ogni altro settore d'attività. Come non pensare a quel « turisn10 di rapina» teso unicam'--nte al profitto ed incurante del paesaggio: quante aberranti speculazioni turistiche sono ancora contrabbandate con evanescenti giustificazioni di creazione di (pochi) posti di lavoro? Sarebbe illusorio ritenere che le cause che hanno provocato in passato distorsioni e ritardi non possono ripetersi anche in futuro, ma gli anni di esperienza compiuta dovranno servire ad eliminare il maggior numero di queste cause perturbatrici. Non si tratta tanto di reinventare la politica di piano, quanto di portare innanzi gli orientamenti più idonei. Al primo convegno nazionale della piccola industria, svoltosi nel 1956, l'allora ministro del bilancio Ezio Vanoni chiuse il suo duro intervento con parole che, a distanza di anni, hanno ancora una notevole carica di attualità·: « L'Italia sta tuttora sostenendo uno sforzo superiore rispetto alle sue stesse possibilità e tale sforzo richiede, quindi, di essere sostenuto con grande tenacia e con una precisa volontà morale. Il nostro è un Paese che cerca di recuperare non soltanto quanto è stato distrutto dalla guerra, ma altresì le molte perdite di tempo prezioso speso inutilmente, oltre che dalla nostra 35

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