Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Giornale a più voci centrazioni settoriali e territoriali. Non è un mistero che l'accentuato grado di polverizzazione delle imprese minori rischia di ridurre, nel lungo periodo la loro competitività, ma è anche vero che una concentrazione settoriale troppo spinta non sempre è in grado di fornire i migliori risultati. La « lezione dell'esperienza» del passato dovrà essere di monito al riguardo. Infatti l'avvio della costituzione dei « nuclei » e delle « aree di industrializzazione» nel Mezzogiorno risale al 1961 e si ispirò proprio al principio della concentrazione territoriale e settoriale, ma ci si avvide ben presto che se la concentrazione territoriale poteva - pur tra enormi difficoltà e distorsioni - essere attuata, la concentrazione settoriale trovava nella fase esecutiva notevoli ostacoli; si sostenne perciò che non ci sarebbe dovuta essere alcuna preclusione al genere di attività industriali da insediare ed anzi si sarebbe dovuta dare la preferenza a quei settori dell'industria più idonei a svilupparsi in una particolare area. Inutile aggiungere che altre remore all'attuazione delle concentrazioni vennero dalla tardiva e lenta emanazione di norme regolamentari specie in n1ateria di Consorzi, gli organismi cioè preposti ad assumere il compito di apprestare e gestire l'area di sviluppo industriale. Si parla oggi molto spesso dei vantaggi che potranno derivare dalla sostituzione alla politica dei « poli di sviluppo» della politica delle « direttrici di sviluppo ». Credian10 che al riguardo si stia facendo soltanto una questione di terminologia, specie se si pensa che molti nuclei di industrializzazione si sono allargati fino a divenire vere e proprie aree e talune aree sono ormai talmente contigue fra loro da formare più proprian1ente delle direttrici di sviluppo. Ed in ogni caso pensiamo che non sia nelle intenzioni del programma di trasfonnare il nostro Mezzogiorno in un'unica area di industrializzazione, dimenticando, nell'inseguire il proposito di favorire nuovi insediamenti industriali, i problemi pure gravi dell'agricoltura. L'altra linea d'azione proposta dall'ISPE è quella dell'assistenza tecnica. Questo tipo di assistenza dovrà essere attuato con consulenze in tema di tecniche di gestione e di piani d'investimento, con analisi di mercato, con la promozione delle capacità di esportazione e delle attività di ricerca. Mentre si deve concordare sul fatto che questo sia uno dei nodi centrali dello sviluppo delle piccole e medie imprese, si deve rilevare che le indicazioni del piano programmatico sono, in proposito, assai evasive e non forniscono nessuna linea operativa che possa far sperare nella concreta realizzazione di una rete di organismi capaci di sovvenire alle esigenze pratiche della piccola industria. Per quanto attiene poi al riordinamento dei canali di finanziamento e di credito, altro problema cardine che condiziona la crescita dell'industria minore, l'azione di sostegno è affidata al mediocredho e al coordinamento· degli stanziam·enti per l'agevolazione sugli interessi e per i conferimenti pubblici a fondo perduto. Bisogna però contestare che il finanziamento possa avvenire esclusivamente con mezzi finanziari provenienti dall'esterno; maggiore spazio doveva essere lasciato, ad esempio, all'autofinanziamento che assicura un sano processo propulsivo autonomo alle imprese, le quali non 33

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