Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Francesco Compagna di intercettare così le migrazioni delle forze di lavoro dal sud al nord, non si può ipotizzare uno sviluppo industriale del Mezzogiorno senza un congruo apporto della iniziativa privata esogena poiché solo entro certi limiti ridotti si può per ora contare sulla iniziativa privata endogena, poiché sarebbe velleitaria una industrializzazione che dovesse contare soltanto, o anche prevalentemente, sull'IRI, cui si attribuisce già più di un terzo degli investimenti c01nplessivi pubblici e privati nel sud. Nessuno evidentemente può pretendere un'Italia irizzata al sud e un' I talia irrigata dall'iniziativa privata al nord. Oltretutto, se l'IRI dovesse rimanere troppo solo nel sud, le sue iniziative non avrebbero avuto l'effetto trainante che si propongono di avere e sarebbero condannate a deperire. E se le in1prese private non si impegnassero nel sud con forze congrue, la questione meridionale sarebbe sempre più vistosamente e sempre più dolorosamente importata al nord, nelle forme, vistose e dolorose, appunto, che ormai hanno già dato luogo a fenomeni la cui gravità alcuni anni or sono era già prevedibile, ma orn1ai è diventata constatabile. Di qui ovviam.ente l'esigenza di ridare spazio, respiro, fiducia all'altro aspetto caratterizzante del nostro sistema di economia rnista: l'iniziativa privata, alla quale l'iniziativa pubblica si deve ripromettere di fornire occasioni, e di fornirle anzitutto e soprattutto nel Mezzogiorno. Ma di qui, non meno ovvia111ente, l'esigenza di una maggior cautela che si richiede a quanti credono di avere in tasca la ricetta delle industrie sostitutive; e credono, altresì, che la situazione sociale sia più drammatica là dove una fabbrica obsoleta si chiude, in una regione di alta occupazione, di quanto non lo sia là dove,_ in regioni di alta disoccupazione, di fabbriche non se ne aprono più da qualche anno e ve ne è magari più d'una che chiude fra quelle aperte prima del 1968; là dove se ne sono aperte. Questa rassegna dei problemi di priorità e di compatibilità che oggi si pongono per la politica delle partecipazioni statali in particolare e per la programmazione dello sviluppo in generale o, se si preferisce, per la riabilitazione della programn1azione, è un.a rassegna che io ho cercato di abbozzare nella chiave del riforn1isn10 nzeridionalista, che, come ha detto il professor Saraceno a Bari, si definisce in opposizione non solo al tradizionale liberismo, rna anche ai tradizionali riformismi, più o meno settoriali e che comunque non tengono conto, come già Salvemini faceva notare a Turati, del Mezzogiorno con1e costante loro punto di r'iferimento. Ma questa rassegna sarebbe viziata di reticenza se non aggiungessi due considerazioni formali: la prima che riguarda le scelte di localizzazione, la seconda che riguarda la selezione e revisione degli incentivi. 28

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