Cronache parlanienlari allo sviluppo di regioni che sulla via dello sviluppo devono essere, appunto, trascinate. Non si creda, tra l'altro, che con l'IRI o enza l'IRI, si pos a risolvere naturalmente il problenia della casa, o dei trasporti per i « pendolari », e in generale il problen1a della conge tione urbanistica nelle aree metropolitane di Milano e Torino, se non si risolve a n1onte, co1ne suol dirsi, il problema dei posti di lavoro nel 111.eridione. Se non si riesce acl intercettare il 1novùn nto di 1ni razione interna dal sud, ogni intervento per le infrastrutture e l'edilizia sociali nel nord non può essere che di contingente allevia1nento di una congestione che, perdurandone la causa, è cofnunque destinata ad a gravar i. Sono con iderazioni che inducono a ritenere del tutto sconsigliabile il dirottan1ento dell'impegno delle partecipazioni statali dagli interventi per l'industrializzazione del sud agli interventi per le infrastrutture e l'edilizia ociale. Con questo non si 1 uol dire che ia scon i0 liabile il ricorso alle partecipazioni statali anch per le infrastrutture e l'edilizia sociale. È questione di dosaggio, cli ùnpegni disorganici e frazionati per far fronte a situazioni territorialrnente e settorialJnente casuali. E co1nunque si vuol dire che l'impegno delle partecipazioni statali nei s ttori trainanti dell'industrializzazione 1neridionale de1 e rilnanere p1 1 alente e proiritario, come del resto tende a configurarsi nei programn1i preannunciati dall'I RI. D'altra parte, il richian10 al ud co111e costante punto di riferi1nento per tutte le politiche di ettore è più cl e 111.ainece aria dal 1nomento che s'empre più spesso con troppo se,nplici 1110 si parla di industrie sostitutive ogni 1 alta che una fabbrica si chiude o rischia di chiudersi nel nord. Qui le nostre preoccupa7ioni si ricollegano a quelle avanzate a proposito della politica dei salvataggi. Quali sarebbero infatti le conseguenze se i chiedesse all' IRI ed agli altri enti di gestione uno sforzo supple1nentare per creare - anche parzialmente rispetto alle richieste che tendono a 1noltiplicar ·i - queste industrie sostitutive? Ne risulterebbero alterati i progra1nn1.i predisposti per i settori industriali nei quali l'! RI opera e che ono stati e devono essere finalizzati all'« obiettivo fonda,nentale di sviluppo del 1neridione ». E quali sarebbero le conseguenze se si sollecitasesro i privati ad in1pegnarsi per le industrie sostitutive nelle zone della crisi tessile o nei cosiddetti punti di crisi della Montedison? Di quanto risulterebbe in tal caso ridotta la disponibilità e la possibilità dei privati per quanto riguarda il necessario loro cointributo a creare nel Mezzogiorno posti di lavoro? Si tenga conto, a questo proposito, che, a parte l'esigenza di creare nuovi posti di lavoro anzitutto e soprattutto nel Mezzogiorno, e 27
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