Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Francesco Compagna Ecco perché diciamo che quest'anno l'esame del bilancio del Ministero delle partecipazioni statali cade in un momento anche più significativo di quanto non lo fosse quello nel quale altre volte abbiamo esa1ninato questo bilancio. Siamo in un 1nornento in cui potrebbe essere messa in discussione proprio l'efficienza delle aziende a partecipazione statale, e perciò l'i,npegno che ad esse chiedia1no sia per le infrastrutture che per l'industrializzazione. Quest'anno, cioè, noi siamo di fronte, e assai più vicini di quanto non lo fossimo l'anno scorso, al pericolo di un avvitamento di tipo burocratico-parassitario del nostro sistema di economia mista, la cui originalità è derivata proprio dalla con1petitività delle aziende a partecipazione statale. Fino a che punto questa competitività risulta oggi insidiata? È questo, io credo, l'interrogativo che incombe sulla discussione che ci avvian10 a fare e che è già emerso dalla discussione che ci ha impegnato nei giorni scorsi, quando, a proposito dei fondi di dotazione dell'EGAM, dell'EFIM e dell'EAGAT, abbiamo intravisto un pericolo di proliferazione degli enti di ges1tione; ci siamo preoccupati della sovrapposizione e della commistione di funzioni onde un ente di gestione 1ninore può essere spinto ad operare in campi dove già opera più efficientemente un altro ente di gestione maggiore; e soprattutto ci siamo domandati quali rischi di naufragio si annidano in una politica di salvataggi. Perché, appunto, se dovessimo impegnare le aziende a partecipazione statale in una più o meno forzata politica di salvataggi, non potremmo più impegnarle ai fini delle infrastrutture e dell'industrializzazione, nel senso in cui dicevamo che devono essere impegnate. Né dobbiamo credere di poter eludere questo problema preservando l'IRI e accollando ad altri, nuovi organismi gli interventi di salvataggio. La con1petitività delle aziende a partecipazione statale ne sarebbe comunque vulnerata e caricheremmo la cosiddetta mano pubblica di pesi insopportabili. La mia parte politica ha già manifestato la sua preoccupazione per la tendenza del nostro Stato a caricarsi di tutto: non solo ad alimentare ogni tipo di spesa per consumo, n1a anche a tenere in piedi industrie che perdono oggi e a crearne altre che perderanno don1ani. La sola politica di salvataggi possibile, quindi, è una politica di rigorosa selezione degli interventi di salvataggio; e a monte di questa rigorosa selezione sono necessari co111portamenti delle forze politiche e sociali che tengano conto dell'esigenza di salvaguardare la competitività delle aziende a partecipazione statale e con essa l'originalità del nostro siste1na di economia 111-istaG. uai se i problemi di salvataggio dovessero aggravarsi e moltiplicarsi come si sono aggravati e moltiplicati in conseguenza di errati comportamenti politici e sindacali degli ultimi anni. E guai se le 22

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