Mario Pacelli tivi sulla formulazione delle norme in essa contenute: ciò vale in particolare per l'articolo 8, laddove sono stabiliti i casi in cui può procedersi alla espropriazione per pubblica utilità in base alle norme contenute nella legge stessa e che, malgrado la interpretazione autentica recata dall'articolo 1 ter della legge 25 febbraio 1972. continua a formare oggetto di contrastanti interpretazioni circa la sfera di applicazione. Analoghe considerazioni valgono a proposito dell'articolo 35, relativo alla cessione in proprietà o in superficie delle aree espropriate ed ai vincoli di indisponibilità degli alloggi realizzati sulle aree stesse: anche qui la formulazione della norma è tale da aprire spazio a interpretazioni non sempre oggettivamente motivate. Sarebbe stato, d'altra parte, solo frutto di ottimistiche illusioni ritenere che ciò non sarebbe avvenuto: colui che deve applicare una norma giuridica largamente innovativa è sempre portato a dare alla norma stessa il senso più restrittivo possibile, in quanto maggiormente aderente al sistema normativo precedente. Nel caso della legge n. 865, tale tendenza è obiettivamente facilitata dalla non perfetta formulazione di talune norme in essa contenute, per i motivi prima indicati; appare pertanto indispensabile un'attenta riconsiderazione di tali norm·e, per eli1ninare, entro i limiti in cui ciò sia possibile, i dubbi interpretativi che esse possono far sorgere in chi debba applicarle. Certamente dare attuazione ad una legge di riforma presuppone anche la esistenza di una volontà politica in ·tal senso: sarebbe però fare della demagogia ·richiamarsi a quest'ultima per risolvere ogni problema in uno Stato di diritto, e nel quale ciascun organo dell'apparato statuale deve operare conformemente all'ordine normativo esistente. Più sostanziali modifiche è invece necessario introdurre alla legge citata laddove essa regola il meccanismo della programmazione degli interventi. Il punto di maggiore incertezza è certamente quello dei poteri da attribuire alle regioni nel settore dell'edilizia residenziale pubblica: non sembra al riguardo sostenibile la tesi secondo la quaìe la competenza regionale sarebbe da ritenersi inclusa in quella della materia urbanistica, attribuita alle regioni per il perseguimento di finalità tutt'affatto diverse. Si tratta perciò di fare una scelta, che è indubbiamente di natura politica, circa la delega alle regioni di potestà amministrative per quanto concerne l'edilizia residenziale pubblica: è però 18
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