Mario Pacelli Non avrebbe dovuto essere necessario l' « autunno caldo » per rendersi conto che era ed è impossibile difendere contemporaneamente i profitti e i salari da una parte e la rendita fondiaria ed edilizia dall'altra: l'alto livello dei fitti, dovuto anche alla concomitante azione di queste ultime, incidendo profondamente ed in misura crescente nei bilanci delle famiglie, finisce infatti per annullare i vantaggi derivanti per i lavoratori da aumenti salariali e costituisce, anzi, uno degli incentivi per la richiesta di ulteriori aumenti, in una spirale che, una volta messa in moto, è difficile poi arrestare. Sarebbe tuttavia inesatto affermare che la legge n. 865 fu emanata sull'onda delle agitazioni sindacali dell'autunno 1970: essa fu piuttosto il risultato di un lungo ed approfondito dibattito svoltosi in Parlamento e nel Paese sulla politica dell'abitazione e che aveva messo a fuoco i principali problemi da risolvere e le possibili soluzioni da adottare. La dimostrazione di ciò può aversi del resto confrontando la legge n. 865 con gli appunti, che portano la data del giugno 1970, sui lavori svolti dal gruppo per la riforma della legge n. 167 presso la Commissione lavori pubblici della Camera e pubblicati nel documentatissimo volume dell'on. Michele Achilli (che fu uno dei relatori di maggioranza della legge), dall'eloquente titolo: « Casa: vertenza di massa ». Da tale confronto risulta, ad esempio, che talune norme di maggiore rilevanza della legge n. 865, come quelle relative ai criteri per la determinazione dell'indennità di espropriazione, si uniformarono proprio alle soluzioni indicate, più di due ·anni prima, in quegli « appunti ». La circostanza potrebbe apparire di importanza marginale: è linvece la chiave di volta per comprendere come si è giunti alla « riforma della casa » ed a quello e non altro tipo di riforma. Ed invero, se sull'analisi dei problemi e sulla loro identificazione vi era un vasto consenso tra le forze politiche, non altrettanto può dirsi circa le soluzioni da adottare. A tale proposito infatti si scontravano due opposte concezioni: quella dell'abitazione com.e oggetto di proprietà individuale e quella che la configura invece quale servizio pubblico. _È di tutta evidenza che dall'accoglimento dell'una o dell'altra tesi in contrasto derivavano una serie di conseguenze in ordine alla stessa impostazione della riforma ed alla prefigurazione delle finalità cui essa doveva essere rivolta. Qualora infatti avesse prevalso la prima delle impostazioni ora 14
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