Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Ugo Leone crescente fornita da centrali elettronucleari e sempre meno da que1le termoelettriche; che l'industria auton1obilistica deve puntare sempre più decisamente sull'auto elettrica; ·che essendo quest'ultima (almeno per ora) un'auto prettan1ente da città, a causa della bassa velocità di crociera e della limitata autonomia di movimento, la stessa politica dei trasporti su terraferma va ripensata e riconsiderata; che ai contenitori in plastica e ai giocattoli della stessa materia (facciamo solo degli esempi) si possono riaffiancare i barattoli di vetro e i « balocchi » di legno; che dalle fibre artificiali bisogna gradualmente ritornare a quelle naturali. Con ciò non solo si allunga la vita delle risorse di petrolio, ma si creano anche interessanti jmplicazioni in altri settori. Ad esempio: che cosa significa un rilancio dell'industria tessile tradizionale, poniamo della lana? Significa un incremento della pastorizia; incremento che non può procedere se non di pari passo - anzi dopo (e perciò di stimolo) - alla sistemazione della collina e della montagna; collina e montagna che non solo trarrebbero vantaggio dall'essere finalmente ricondotte alla loro naturale vocazione, ma potrebbero vedere sviluppato anche l'unico tipo di attività industriale (di piccole dimensioni naturalmente) che può trovare sede in collina e montagna, quella lattiero-casearia, dal momento che la pecora non dà solo lana, ma anche latte ed, eventualmente, carne. Le in1plicazioni, come si vede, sono notevoli e ci pare anche interessanti. Abbiamo sempre voluto sottolineare, quando tocchiamo certi argomenti, che rifuggiamo decisamente dal ritorno al mito del « buon selvaggio », ma ci pare doveroso - per restare nell'esempio che stiamo portando avanti - fermarsi a considerare se il Mezzogiorno può raggiungere più facilmente e celermente il traguardo che gli si è dato raffinando petrolio, costruendo porti e campi-boe per l'attracco delle superpetroliere, installando oleodotti, costruendo centrali termoelettriche ecc. o non piuttosto ricavando energia elettrica dall'atomo e, quindi, fra l'altro, inquinando molto meno; rimboschendo i suoi « sfasciumi penduli sul mare » e trasformandoli in quella grossa azienda silvo-pastorale invano vagheggiata <la tanti anni; puntando su settori industriali non solo ad elevata capacità di oc.cupazione, ma anche ad avvenire meno ]imitato nel tempo. Questa può essere una risposta alla domanda che ci ponevamo all'inizio. Ma « quale sviluppo? » è una domanda che non si può liquidare in poche pagine e con qualche considerazione più o meno sensata. Noi abbiamo la presunzione di ritenere che su questo tema 10

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