Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Lettere al Direttore chiuso le porte, si vedono nuovamente spalancare i portoni. Se si tiene conto che il 12 agosto 1972 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge per il rifinanziam_ento della famigerata Legge 18 dicembre 1961 n. 1470, meglio nota come l'« autorizzazione alla bancarotta fraudolenta » ( perché ha finora perrnesso « operazioni di finanziamento a favore di piccole e medie imprese industriali, anche temporanean1ente inattive, che per mancanza di idonee garanzie non abbiano la possibilità di ottenere credito in via norn1ale »), al punto in cui sia1no resta da do1nandarsi veramente cosa significhi ormai più la fatidica frase « programmazione degli interventi straordinari nel Mezzogiorno » quando ormai è divenuto tutto straordinario: dalle zone di depressione economica, dove è possibile ottenere il n1assimo dei contributi, alla concessione indiscriminata dei finanzia1nenti. Una cosa è certa: stando così le cose la «polpa» del Mezzogiorno continuarà ad impolparsi e l' « osso » continuerà a restare « osso ». Ma, di fronte a questa ennesima violazione sostanziale dello spirito della legge n. 853 è certa, senz'altro, un'altra cosa: se le forze del riformismo democratico non interverranno concretamente e rapidamente per modificare le cose, perderanno ancora di credibilità nei confronti dell'opinione pubblica e ulteriormente si restringeranno i limiti di manovra, perché possano riprendersi, in un clima di sostanziale libertà, le labili speranze del riscatto del Mezzogiorno. Cordialmente suo Ancora su Facta Carissimo amico, MARIO CANINO La nota di Antonino Répaci su Facta, pubblicata su « Nord e Sud» (giugno '72), mi ha indotto a ricercare e rileggere quel che sull'argomento scriveva nel 1931 Carlo Sforza, nel suo libro Les batisseurs de l'Europe moderne, pag. 314-316 ( cito dall'edizione Gallimard del 1931): « Rien de plus naturel... que la croyance générale - partagée par Sturzo dans son livre - que Facta "travaillait au retour de Giolitti". Quand, après, avec le respect du à son age, je dis à Giolitti mon étonnement qu'il n'eClt pas cru de son devoir dans l'automne 1922 de venir à Ron1e et saisir le pouvoir, la réponse que j'en reçus fut: - de reconnaitre que probablement il avait eu tort; mais que les difficultés et obstacles et objections de toutes espèces que Facta lui faisait parvenir paur qu'il ne baugeat pa_s de sa 1naison de campagne à Cavour étaieYJ,t infinies et inépuisables. Il lui télégraphia méme, - une fai qu'un départ de Cavour pour Rame avait été décidé - que des inondations avaient rendu le vayage dangereux. L'explication que Giolitti me donnait était que Facta s'était laissé prendre à des ouvertures canfide'ntielles des fascistes qui faisaient miroiter à ses yeux l' espoir de rester Premier Ministre dans un nouveau ministère composé de Mussolini 127

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