Maria Chiara Acciarini estendesse agli altri paesi europei era del resto stata intuita da Gramsci, come ha rilevato lo Spriana, quando aveva affermato che un rinvio a tempo indefinito della rivoluzione avrebbe spostato anche la tattica dello Stato russo « poiché, se si rimanda la rivoluzione europea per una intera fase storica, se, cioè, la classe operaia russa non potrà per un lungo periodo di tempo contare sull'appoggio del proletariato di altri paesi, è evidente che la rivoluzione russa deve modificarsi » 39 • Ma la tattica proposta dai comunisti italiani per la conquista del potere da parte della classe operaia non teneva certo conto della presenza del capitale americano in Italia come di un fattore « stimolante » del processo rivoluzionario, in quanto sul momento poteva significare ingerenza politica e irrobustimento di un sistema economico che doveva invece crollare. E se la lucidità di questo discorso non può essere messa in dubbio, ci può invece stupire come, a parte le intuizioni di Gramsci sulle possibili modificazioni della rivoluzione russa, i comunisti continuassero a valutare con eccessivo ottimismo la situazione economica dell'URSS e mostrassero quasi di non volersi rendere conto che il problema del finanziamento dell'industrializzazione era tale da poter alterare profondamente, prima o poi, la realizzazione della società socialista in Russia. Infatti, per dirla in breve, se lo stalinismo attraverso la collettivizzazione accelerata delle campagne e la compressione energica dei consumi, riuscì a fornire i capitali necessari alla trasformazione economica del paese, tuttavia finì per allontanarlo definitivamente anche dagli obiettivi finali del marxismo-leninismo, cioè la creazione di una società senza classi da raggiungersi dopo la dittatura del proletariato. Per i socialisti, invece, la rivoluzione russa ed i suoi successivi sviluppi non rappresentavano più, alla fine del '25, il punto di riferimento di ogni discorso politico ed economico. Anzi, sotto la guida di Nenni, il partito si era sganciato definitivamente dalla Terza Internazionale, denunciando in essa e nel regime sovietico « tendenze involutive », ed era propenso a considerare la situazione italiana come un terreno in cui potevano crearsi « nuove solidarietà » e determinarsi « nuovi schieramenti » al fine di « isolare il fascismo dal parlamento e dal paese » 40 • È logico che, in questa prospettiva i socialisti pensassero anche sul piano economico, a soluzioni parziali ed immediate. Di conseguenza il loro modo di condurre la polemica che abbiamo esaminata è più improntato alla fiducia nel progresso economico che a quella nella rivoluzione politica; di riflesso il loro atteggiamento nei confronti dell'URSS è caratterizzato più dal realismo che dalla solidarietà. 39 Cfr. P. Spriano, op. cit., p. 440. 40 G. Arfé, Storia del socialismo italiano (1892-1926),Torino, 1965, p. 343. 116
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