Ugo Leone striale del Mezzogiorno, il discorso giustamente si incentrò su due punti: costruzione delle infrastrutture e sviluppo delle industrie di base. Si disse, cioè, in poche parole, che l'industria non poteva sorgere in zone sprovviste di allaccian1enti energetici ed idrici, di reti fognarie, di strade, di porti ecc. E si disse pure che nel momento in cui si voleva costituire un tessuto industriale, questa azione andava cominciata dalla installazione delle industrie di base, le quali forniscono i prodotti appunto « di base » per la successiva trasformazione delle industrie manifatturiere che avrebbero trovato una evjdente convenienza ad installarsi in zone più o meno vicine ai grossi complessi di cui si diceva prima; non solo, ma, essendo le industrie n1anifatturiere per loro natura « motrici » (si pensi all'industria meccanica), queste avrebbero provocato per « jnduzione » il sorgere di tutta una serie di industrie minori, collaterali, sub-fornitrici delle industrie maggiori o utilizzatrici dei prodotti di queste, contribuendo, così, tutte insieme, al formarsi di un tessuto industriale fitto e diffuso sul territorio. Un « piano » logico e conseguenziale che, però, per motivi che qui non prendiamo in considerazione (sono molte le cose da cui prescindiamo, ce ne rendiamo conto, ma vogliamo arrivare rapidamente al punto) non ha dato - malgrado l'intervento ordinario e straordinario, malgrado la politica degli incentivi creditizi e fiscali - non ha dato, dicevamo, i risultati previsti. È possibile oggi, dopo trenta anni di politica meridionalista e f/ a cinquanta anni dalla ipotizzata soluzione del problema, continuare 7 :-{ su questa strada? La risposta, a nostro avviso, è decisamente negativa. È decisamente negativa perché un minimo di coscienza della realtà in cui viviamo non ci consente di non tener conto di un problema così grave e condizionante come quello dell'esaurimento delle risorse e di certe risorse in particolare. I Il citato rapporto del MIT calcola che con l'attuale tasso di consumo e la durata prevedibile delle risorse attualmente conosciute fra trenta anni nel mondo non vi sarà più goccia di petrolio. Fra trenta anni: venti anni prima della fatidica data che dovrebbe vedere la soluzione del problema meridionale. È un fatto grave perché il petrolio è considerato una con1ponente di notevole importanza nello sviluppo del Mezzogiorno. Non certo perché il Mezzogiorno è diventato la raffineria d'Italia, dal momento che questa è una realtà per tanti versi negativa - come abbiamo più volte ribadito su questa rivista - che dà un contributo ben scarso alla soluzione del problema meridionale sia in ter8
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