Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Il capitale americano in Italia, l'« Avanti! » e « l'Unità» espande internazionalmente, quanto più i banchieri americani danno ordini ai governi europei, tanto più grande, tanto più concentrata, tanto più decisa sarà la resistenza delle più larghe masse europee non solo proletarie, ma anche piccolo-borghesi e contadine », che è considerazione, inutile quasi sottolinearlo, anche radicalmente diversa dalla tesi sostenuta sulle colonne dell''« Avanti! ». Per il Fovel il capitale americano avrebbe portato un miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori italiani, anzi un vero e proprio « innalzamento » di tali condizioni ai livelli già raggiunti nei paesi più sviluppati; per Trockij, invece, è insita nel capitalismo americano una logica tale di sfruttamento per cui proprio in quanto ha migliorato le condizioni di vita dei lavoratori statunitensi, deve ricercare altre masse da « mantenere [ ...] a razioni di freddo e di fame, razioni rigorosamente stabilite e avaramente misurate » 38 ; le quali masse, però, sentiranno sempre più la « parola d'ordine» della rivoluzione pan-europea, la quale comporta anche la rivolta contro il padrone dei padroni, per l'appunto il capitalismo americano. In fondo a questo discorso c'è, quindi la speranza di una reazione a catena, che porti alla costituzione negli Stati Uniti sovietici d''Europa e di cui costituiscono un anello gli interventi economici degli USA nell'Europa non ancora comunista: non perché, come affermava l'« Avanti! », « più industria uguale più socialismo », ma proprio in quanto si può dire, parafrasando, « più sfruttamento uguale più socialismo ». A questo punto è evidente che la discussione, iniziatasi fra l'« Avanti! » e « L'Unità» con la pubblicazione dell'articolo di Massimo Fovel, era giunta a toccare un tema assai più vasto di quello da cui era partita. Non si trattava soltanto di giudicare l'incidenza, positiva o negativa, dell'intervento del capitale americano in uno specifico settore dell'industria italiana, ma di pronunciarsi circa la scelta dei n1odi e dei tempi in cui doveva essere attuata l'industrializzazione dell"Europa alla luce di una prospettiva rivoluzionaria. All'URSS, come all'unico paese che aveva attuato sino ad allora una rivoluzione socialista, si rivolgevano gli sguardi di tutti i partiti proletari ed in particolare quelli dei comunisti, vincolati sempre di più, per un preciso indirizzo politico, al mondo sovietico. La posizione di Trockij, messa in discussione dai socialisti italiani, era chiara: da un lato egli proponeva di accettare l'ingresso del capitale americano in Russia come un fattore industriai~; dall'altro lato, però, auspicava che lo sfruttamento compiuto dagli Stati Uniti nell'Europa non comunista avviasse un processo rivoluzionario in tutto il nostro continente. La necessità i1I1;pellente che la rivoluzione s1 38 Ivi, p. 546-547. 115

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