Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Maria Chiara Acciarini P.S.I. vi afferma, infatti, che la tesi sostenuta nell'articolo di Fovel è una tesi riformista e che è comunque « molto discutibile che, nel suo stato di dipendenza, la classe operaia abbia a guadagnare o a perdere da un miglioramento della lira »; di certo, poi, il compito di aumentare e facilitare lo sviluppo dell'industria non è compito di un partito socialista. Questo intervento di Lazzari segnò un punto 1nolto importante nella polemica di cui stiamo trattando, nella misura in cui costituisce un riconoscimento implicito di quanto sostenuto fin dall'inizio sull' « Unità ». Di conseguenza anche se sul numero successivo dell'« Avanti! » si legge ancora che uno sviluppo economico voluto e creato dalla borghesia rappresenta, per una serie di reazioni sociali e storiche, un metodo per il socialismo di avanzare, è facile prevedere che inevitabilmente i socialisti non potranno più salvaguardare con integrità e coerenza la posizione finora mantenuta nel dibattito ideologico impegnato con i comunisti. E i numerosi pezzi che compaiono successivamente rivelano quella che continua ad essere la loro preoccupazione massima: portare l'intera questione davanti ad un jury che riconosca la loro buona fede. Ma questo isterilirsi della posizione massimalista non è il frutto di un processo troppo affrettato compiuto contro la pubblicazione dell'articolo di Fovel? È giusto dare a tale fatto l'aspetto di un disgraziato scivolone, ad aggravare la portata del quale sono subito intervenuti dai malintenzionati, cioè i comunisti? I quali, del resto, a questo punto della polemica accettarono anch''essi di portare la discussione sul tema della moralità personale; e ne è la prova il primo intervento di Gramsci, che porta il titolo buffonesco di Filippo ovvero il ridicolo che non ammazza 16 e che si risolve in una lunga sequela d'insulti nei confronti di Filippo Acciarini 17 , il redattore torinese dell'« Avanti! » reo di avere rivolto accuse assai pesanti ad alcuni comunisti quando era intervenuto a sua volta nella polemica sorta fra i due giornali per precisare la parte da lui avuta nei rapporti con « La Gazzetta del Popolo » ( era stato infatti lui a passare al quotidiano socialista la rettifica della « Gazzetta » di cui si è precedentemente parlato) 18. 16 « L'Unità», 1/9/1925. 17 Sulla figura di Filippo Acciarini cfr. F. Acciarini, Autobiografi.a di un soczalista, Roma, 1970. 18 Molto frequenti sono in questi articoli le reciproche accuse di corruzione, soprattutto a causa dei rapporti in cui potevano trovarsi alcuni socialisti e comunisti con la SIP, soprattutto Romita e Terracini, che dell'industria in questione eraho entrambi collaboratori. Gramsci ed Acciarini si fanno inoltre premura di àimostrare le connivenze dell'avversario col capitalismo e con il fascismo: il primo tirerà in ballo il fatto che Acciarini l'anno precedente era stato chiamato a fondare un giornale, i cui fondi sarebbero stati forniti dagli industriali; il secondo accusa Gramsci di essere stato in procinto di passare al « Popolo d'Italia», nonché di avere male amministrato i fondi dell'« Ordine Nuovo» e le sottoscrizioni del proletariato. 108

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