Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Quale sviluppo? cipali risorse naturali e la valutazione della durata della loro disponibilità. Questo ci pare il problema: quello in grado di condizionare le scelte e le soluzioni di ogni problema e che pone in termini precisi (con l'esigenza di una altrettanto precisa risposta) la domanda: quale sviluppo? Nel nostro caso: quale sviluppo per il Mezzogiorno? La risposta non solo è difficile, ma è anche particolarmente delicata. Rispondere immediatamente che occorre puntare sull'industria significa ribadire - giustamente - quanto si va dicendo da almeno trent'anni. Ma non basta. Rispondere genericamente che bisogna puntare sull'agricoltura e sul turismo è particolarmente pericoloso sia perché la risposta non sarebbe completa, sia perché si tratterebbe di una risposta facilmente strumentalizzabile per fini che risulterebbero decisamente antimeridionalistici da parte di quella destra economica, la quale, con gli stessi malcelati fini, già aveva prospettato questa soluzione da più di venti anni. La risposta corretta, secondo noi, resta quella di uno sviluppo inteso in senso globale; di uno sviluppo, cioè, che punti su tutti e tre i settori economici (prin1ario, secondario e terziario) nel pieno rispetto delle « vocazioni » delle zone geografiche in cui si deve intervenire. Solo che questa risposta - ora più che mai - dev' essere molto articolata. Occorre cioè dire non solo industria, mal quale industria. Occorre dire che agricoltura significa l'estensione dell'irrigazione e la riconversione colturale delle zone in cui si porta l'acqua; significa sistemazione della collina e della montagna e loro riconduzione alla attività agricola propria di queste zone; significa la ristrutturazione del sistema dei mercati dalla produzione al consumo; significa una decisa azione di sostegno del movimento cooperativistico, unica forma possibile, fra l'altro, di ricostruzione fondiaria della troppo spezzettata proprietà contadina. Occorre dire, infine, che il turismo non può costituire un settore seriamente pro- I duttivo se continua ad essere una attività di « rapina » dell'ambiente e che, quindi, è necessaria la più decisa e ferma salvaguardia dei non pochi valori ambientali e paesistici ancora integri nel Mez- 1 zog1orno. Così dicendo, certo, non credia1no di avere scoperto nulla di eccezionale o di aver detto qualcosa di ·particolarmente nuovo. Perciò è bene precisare meglio il nostro pensiero, soffermandoci essenzialmente sul settore, industriale. Quando i prirni meridionalisti seri e convinti, nel secondo dopoguerra, cominciarono a parlare di possibilità di « decollo » indu7

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