Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Simonetta Piccone Stella tempi: l'abbassamento del livello sociale di reclutamento - cioè l'afflusso all'università di classi che prima ne erano escluse - e la scoperta della mistificazione del diritto allo studio e delle sue promesse, subito successiva. Per questi gruppi, è bene ripeterlo, non si può parlare di proletarizzazione se non come coronamento di un'illusoria promozione sociale. Le aspettative tipiche che i miti del diploma e della laurea portano con sé e la caduta successiva di essi formano una parabola molto rapida che può definirsi tecnicamente col termine di mobilità bloccata o truccata. In ogni caso (qualsiasi termine si adoperi) è importante tener presenti ambedue i tempi o aspetti del processo: la proletarizzazione è infatti fenomeno ben diverso se chi la sperimenta vi giunge da una condizione sociale inferiore ( come è il caso dei gruppi menzionati) o se vi giunge dagli strati medi che tradizionalmente facevano uso del mezzo istruzione. Nel primo caso gli individui sperimentano per prima cosa la novità d'essere studenti all'interno di classi cui quest'esperienza era sconosciuta, scontrandosi subito dopo con la disoc cupazione o la dequalificazione: è la caduta di un mito. Nel secondo caso è la perdita di un privilegio e le conseguenze, sul piano del comportamento politico, possono essere diverse. In definitiva, lungi dal costituire un incidente del benessere, questa disoccupazione che sfuma in dequalificazione è una spia degli effetti contraddittori di questo sviluppo economico sulla nostra struttura sociale. SIMONETTA PICCONE STELLA 100

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