Nord e Sud - anno XIX - n. 156 - dicembre 1972

Numeri e mobilità di classe però che, nell'economia, la domanda di lavoro intellettuale aumentasse in misura corrispondenti all'offerta » 5 • Se non si può parlare di mobilità ascendente, è corretto parlare di proletarizzazione solo se si tiene conto che con questo termine si designano, in genere senza distinguerli, due processi sociali diversi e che la parola è diventata una specie di abbreviazione stenografica per indicare situazioni affini ma non identiche. Chi sostiene la tesi della proletarizzazione dei ceti medi citando come indice significativo la sottoccupazone dei laureati (o la condizione studentesca) 6 salta in genere un anello dell'analisi. Se le condizioni di studenti e laureati peggiorano via via che il loro numero aumenta, in quanto la crescita entra in conflitto con la disponibilità del mercato del lavoro, bisogna supporre logicamente che in questa massa sono rappresentati strati sociali i quali un tempo non fornivano la loro quota di laureati. La proletari2:- zazione in questo caso è preceduta dal processo tanto vantato dai riformisti, l'allargamento della partecipazione alla scuola di gruppi sociali prima esclusi. Non si può menzionare una delle due tappe senza l'altra. Del resto, abbiamo già visto quali sono questi strati: soprattutto nel Mezzogiorno, o nelle zone sottosviluppate di esso, la presenza più cospicua di diplomati e laureati rispetto a venti, trent'anni fa è dovuta al nuovo orientamento di famiglie (classi) che solo oggi spingono i figli verso gli studi superiori, nell'illusione di garantire loro un lavoro. In altri termini, la composizione sociale della popolazione studentesca, sia negli istituti superiori che nelle facoltà universitarie di massa, è parzialmente mutata. La presenza di giovani provenienti dalla classe operaia o contadina comincia ad assumere una certa consistenza. Lo confermano alcuni rilevamenti diretti: il collettivo studentesco di Urbino ha riscontrato un incre.mento netto di diplomati originari di famiglie con istruzione elen1entare, e un incremento meno sensibile ma indicativo anche tra i laureati 7 • Poiché sappiamo, d'altra parte, che la decisione di iscriversi all'università è in primo luogo dettata dalla necessità di dilazionare il problema dell'impiego, possiamo collegare tra loro questi elementi e distinguere nel processo di proletarizzazione due s P. Sylos Labini, cit., pag. 25. 6 Cfr. G. Bolaffi, M. Flores, B. Ingrao, U. Ruffolo, F. Russo, Rapporti sulla scuola in « Giovane Critica », n. 22-23, 1970. 7 Cfr. M. Miegge, Sviluppo capitalistico e scuola lunga, in «Inchiesta», n. 1, 1971. Finché non disporremo di dati analoghi per tutte le Università e non potremo correlare l'origine sociale e sottoccupazione non avremo un quadro chiaro della struttura del nuovo fenomeno. Si può dare solo come ipotesi che la disoccupazione-dequalificazione colpisca in modo rilevante i laureati provenienti dalle classi meno abbienti. 99

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