Ugo Leone Oggi questi « termini » sono ancora più nuovi; anzi, diversi, perché - soprattutto proiettando così lontano la soluzione del problema meridionale - occorre tener presenti alcuni nuovi, fondamentali elementi sin qui completamente trascurati. Lo spunto per queste considerazioni ci viene offerto dall'ormai famoso studio del M.I.T. (Massachusetts Institute of Technology) su « I limiti dello sviluppo » 1 • _ In questa sede non vogliamo soffermarci troppo sullo studio e sulle polemiche che esso ha suscitato perché è argomento che merita una nota a parte; vogliamo solo centrare la nostra attenzione su due punti. Gli autori dello studio sottolineano le principali caratteristiche dello sviluppo dell'economia mondiale e affermano testualmente: « 1) nell'ipotesi che l'attuale linea di sviluppo continui inalterata nei cinque settori fondamentali (popolazione, industrializzazione, inquinamento, produzione di alimenti, consumo delle risorse naturali) l'umanità è destinata a raggiungere i limiti naturali dello sviluppo entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un improvviso, incontrollabile declino del livello di popolazione e del sistema industriale; 2) è possibile modificare questa linea di sviluppo e determinare una condizione di stabilità ecologica in grado di protrarsi nel futuro. La condizione di equilibrio globale potrebbe essere definita in modo tale che ne risultino soddisfatti i bisogni 1nateriali degli abitanti della Terra e che ognuno abbia le stesse opportunità di realizzare con1piutamente il proprio potenziale umano; 3) se l'umanità opterà per questa seconda alternativa, invece che per la prima, le probabilità di successo saranno tanto maggiori quanto più presto essa co1nincerà a operare in tale direzione ». Le condizioni per rimandare il più lontano possibile l'« incontrollabile declino del livello di popolazione e del sisten1a industriale » sarebbero, dunque, essenzialmente quelle di una società « stazionaria » che riduca al minimo i consumi di risorse e il suo tasso di sviluppo. Che cosa significa questo per i paesi del Terzo mondo in generale e per zone geografiche meno diseredate, ma non meno disperate, come il Mezzogiorno d'Italia, è facile intuire. l\1a è soprattutto su un altro aspetto dello studio del MIT che vogliamo soffermare ora la nostra attenzione: l'analisi delle prin1 / limiti dello sviluppo, rapporto del System Dynamics Group Massachusetts Institute of Technology per il progetto del Club di Roma sui dilemmi dell'Umanità. Biblioteca della EST, Monda dori, Milano 1972. 6
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